Tefaf 2023, fra storia e sfide del settore
Con 270 galleristi dall’11 al 19 marzo la fiera ospita opere d’arte e oggetti da collezione delle epoche più antiche sino al moderno e al postwar
di Laura Traversi
I punti chiave
5' di lettura
Riapre in Olanda la 36° edizione della fiera d'arte più bella al mondo Tefaf con 270 galleristi al più alto livello globale, dall'antico al moderno e al post-war. Un appuntamento di livello museale, in cui opere e transazioni da 3 a 6 zeri coinvolgono collezionisti, istituzioni e addetti, con tante sfide culturali e commerciali. La caccia ai pezzi rari si intreccia con una tendenza al cross-collecting che dall’antico abbraccia il design e il contemporaneo, allargando i propri confini rispetto alle origini della kermesse (1985), creata da un panel di galleristi olandesi e britannici di tradizione. Troneggiano ancora gallerie centenarie, da cui compravano i magnati dell'acciaio e delle ferrovie, che hanno arricchito di capolavori i massimi musei del mondo, come Agnews, Richard Green e Wildenstein & Co. O Solomon Lilian, col nitore lenticolare della pittura fiamminga delle dinastie Brueghel, Brill e Savery. Per questa area sospettiamo sarà, al solito, incantevole lo stand di Florence de Voldère. Se avessimo un'alta capacità di spesa potremmo cominciare dai loro stand, ma anche da appassionati non dovremmo mancarli. Lo stesso vale per De Jonckheere, Jean-François Heim (CH), Haboldt & Co., Nicholas Hall (Usa), David Koetser (AU) e per gli imperdibili “classici” del mondo antiquariale e galleristico, come lo scrigno di tesori che è quasi sempre la parigina Galerie Kugel, o le gallerie italiane specializzate nei massimi Old Master, da Canaletto a Bellotto, come Cesare Lampronti (Londra) o nei fondi oro dei secoli XII-XIV, la Galerie G. Sarti (Parigi) terreno pure del milanese Matteo Salamon.
Dagli Old Masters al Novecento
L'area del Novecento è andata rafforzandosi, cosicché pezzi forti e capolavori si alterneranno anche quest'anno coi maestri del passato, dai caravaggeschi a Picasso e Dubuffet (Waddington Custot), da Rembrant fino a Warhol o Basquiat (Van de Weghe). Per le blue chips dell'Impressionismo e del post-impressionismo francese anticipiamo un buon Emile Bonnard (da Berès), ma ne sarà ampia la presenza (Bailly, Brame et Laurenceau, Connaught Brown, ecc.). Una visita emozionante si ha quasi sempre da Applicat-Prazan, Landau Fine Art e Galerie Thomas (avrà un Anselm Kiefer del 2003 a 840.000 €) con selezioni per tutti i grandi del Novecento e pezzi iconici da Juan Mirò ad Amedeo Modigliani, da Henri Moore ad Alberto Giacometti e, per Blaue Reiter ed Espressionismo tedeschi, da Wassily Kandinsky a Kees van Dongen, che arriveranno a quotazioni milionarie.
Si scenderà a 5 zeri per un acquerello del 1918 di Kandinsky e per una scultura di Anish Kapoor alla Galerie Le Minotaure (range 100/800.000 €). Per l' Espressionismo, Cobra e dintorni, si può partire dalla galleria globale Henze & Ketterer (che avrà anche Pizzi Cannella). Per tutti i movimenti, dall'Impressionismo fino al Modernismo, non perdete gli stand di Thomas Salis e Alon Zakaim Fine Art. Si vedranno importanti dipinti di Amedée Ozenfant (Le Corbusier), Willi Baumeister e Jean Tinguely (Galerie Zlotowski). Poi un notevole A.R. Penck alla Galérie de la Béraudière. Per il post-war, da Karsten Greve molti italiani: Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni e i maestri dell’Arte Povera.
Gli oggetti da collezione e da wunderkammer
Da curiosi di tutte le arti non dimenticheremo l'estrema varietà di oggetti di ogni epoca e latitudine (7000 anni di storia è il veritiero mantra del brand Tefaf) come una scultura cambogiana del sec.XI (da Axel Vervoordt) o lo Scudo di Achille realizzato da Philip Rundell and John Flaxmann (1823, da Koopman Rare, a 3 milioni di €).
Tra le gallerie di objets de vertu ritroveremo Kunstkammer Georg Laue e Galerie Neuse, con un eccezionale Tankard, in filigrana d'argento e oro, realizzato nel Cinquecento nella mitica Augsburg dei Fugger, banchieri degli Asburgo. Ci saranno rarità come un pannello stampato del 1794 (da Thibaut-Pomerantz, highlights tra 65-150.000 €) o preziosi libri miniati, dai 10-20.000 € fino a 5,5 milioni, da Dr. Jörn Günther Rare Books o da Les Enluminures come lo splendido Libro d' Ore Le Saunier, a 350.000 €. Ed affascinanti orologi scheletrici del periodo Direttorio (à squelette), dai complicati meccanismi a vista (Richard Redding Antiques, Kollenburg Antiquairs), con quotazioni da 3 a 5 zeri. E ammirevoli oreficerie, dal Liberty ai grandi marchi europei, dall'India agli Usa (À la Vieille Russie, Wartski), o moderne (Hammerle, Van Cleef & Arpels, ) fino all'ispirazione iper-naturalistica delle new entries di creatori cinesi (Anna Hu, Wallace Chan e Cindy Ciao).
Italia e italiani
Il drappello di galleristi italiani si è andato rafforzando nel tempo, includendo molte aziende e operatori alla ricerca di una risposta internazionale alla morsa dell'asfittico mercato interno. Di arte italiana al Tefaf non ne è d'altronde mai mancata, anche presso galleristi francesi (es. Eric Coatalem, Applicat-Prazan, Boulakia), americani (es. Jack Kilgore) e inglesi (es. Beddington, Colnaghi, Dickinson e Tomasso per sculture e ritratti all'antica). Tra le anticipazioni di questa edizione un Baccio da Montelupo (da Blumka, New York), un ritratto di Jacopo Robusti d. Tintoretto (da Trinity Fine Art, London). Per il Seicento tra i pezzi d'eccezione una “S. Agata in prigione” realizzata a quattro mani da Antiveduto Grammatica e Giovanni Francesco Guerrieri (da Altomani & Sons). Tra i ritratti menzioniamo un Alonso Sánchez Coello (da Colnaghi) e due esemplari iconicamente antitetici, l'uno per un personaggio chiave della storia europea del Seicento, Ambrogio Spinola y Guzmán ad opera di Bartolomé Esteban Murillo (ca. 1670-1675, da Caylus) e l'altro per l'attrice Merle Oberon (1937) fatto da Gerald Brockhurst (1937, da Maas Gallery), dietro il quale si cela una vicenda biografica da film. Tra i grandi ritrattisti non mancherà Giovanni Boldini (da Maurizio Nobile e da Bottegantica-Enzo Savoia).
I trend
In questo museo a cielo aperto, un'atmosfera peculiare si trova dal designer e organizzatore culturale Axel Vervoordt (indimenticabili le mostre a Venezia, in Palazzo Fortuny, in collaborazione coi Musei Civici). Questo decano della contaminazione miscela arredi di propria ideazione con opere di artisti viventi e trouvailles archeologiche od etniche da ogni angolo del globo. Per gli arredi e il design della Secessione Viennese ci saranno esemplari di Koloman Moser (una credenza del 1900, in mogano e legni vari, prezzo su richiesta) e oggetti iconici di Josef Hoffmann, come un vassoio del 1910, a 48.000 € (da Oscar Graf). La regalità francese nel Mobilier è ancora ben rappresentata (es. Galerie Perrin, Christophe de Quenétain, Steinitz) così come l'ebanisteria italiana dei Maggiolini ed altri (Burzio,Piva). Un bel tavolo con scagliola (Napoli, 1830) da Alessandra di Castro. Tutto il meglio dell' intarsio e dell' ebanisteria europea anche da Galerie Neuse e da Röbbig.
Il cross-collecting di oggi era stato preceduto dalla diversificazione tra Old Masters, Moderno e Contemporaneo di gallerie come Dickinson e l'italiana Robilant+Voena (Londra, Milano, St. Moritz) che spazierà da Tiepolo a Twombly, dalle pietre dure del Seicento ad un'opera contemporanea di Barry X Ball, in onice. Quest'ultima galleria, come Antonacci-Lapiccirella, ha rafforzato recentemente collaborazioni e vendite per i musei (es. G.A. Sartorio al Musée d'Orsay).
Per il contemporaneo italiano, da Mazzoleni spiccherà un grande Agostino Bonalumi. Nella proposta di Cardi notiamo opere di Alberto Biasi. Si amplia a 10 gallerie la sezione “emergenti” Tefaf Showcase, collocata al piano superiore, già delle opere su carta.
Europa e Italia
Dopo le performances fieristiche ridotte del dopo Covid, un recupero nei fatturati che vede, a livello generale, risultati positivi particolarmente concentrati nelle aste (ArtBasel e UBS Global Art Market Report 2022 by Art Economics di Claire Mc Andrew), la supremazia degli Usa con un 43% del mercato globale dell'arte e per l' Europa (14% del mercato mondiale) l'incremento della centralità francese nel dopo-Brexit, trovare l'arte italiana ben rappresentata è pur sempre positivo, malgrado la discesa del nostro mercato interno sotto la frazione percentuale nel 2022.
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