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“The Son”, struggente dramma famigliare con un grande cast

Alla Mostra di Venezia il nuovo lungometraggio di Florian Zeller con Hugh Jackman, Vanessa Kirby, Anthony Hopkins e Laura Dern

di Andrea Chimento

The Son

3' di lettura

Florian Zeller punta ancora una volta a commuovere: dopo “The Father”, il regista e drammaturgo francese firma la sua opera seconda per il grande schermo, “The Son”, presentata in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.
Proprio come per il suo esordio, anche in questo caso riprende una sua pièce teatrale per raccontare un altro nucleo famigliare. Al centro della trama c'è un uomo di successo, che ha da qualche tempo lasciato la moglie e il figlio adolescente per andare a vivere con una ragazza decisamente più giovane. Con lei ha appena avuto un bambino, ma sarà soprattutto il primo figlio a dargli le maggiori preoccupazioni.

Dopo essere entrato nella mente di un uomo anziano, sofferente di demenza senile, con il suo film precedente, Zeller indaga qui il tema del senso di colpa, concentrandosi su un uomo che si sforza di prendersi cura del figlio adolescente, come avrebbe voluto che suo padre si fosse preso cura di lui, mentre si destreggia tra il lavoro, il neonato avuto dalla nuova compagna e l'offerta della posizione dei suoi sogni a Washington.

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Scrittura incisiva ma con troppe furbizie

Il film parte forte, con l'ex moglie del protagonista che arriva nella sua nuova casa per segnalargli che il figlio ha smesso di andare a scuola: è solo l'inizio di un vortice emotivo e drammatico che Zeller mette in scena con precisione, soprattutto grazie a una scrittura incisiva e a dialoghi ficcanti.Peccato si percepisca nelle varie dinamiche che si sviluppano durante la narrazione una certa furbizia, anche a causa di alcune sequenze eccessivamente dolorose e ricattatorie, ma “The Son” riesce comunque a emozionare e persino a commuovere, soprattutto in una delicata sequenza conclusiva.Seppur meno potente di “The Father” e debole in un paio di passaggi, il film conferma la buona capacità registica di Zeller anche dietro la macchina da presa e la sua abilità nel dirigere gli attori.Ottimo il lavoro di tutto il cast – da Hugh Jackman a Vanessa Kirby, passando per Anthony Hopkins – ma la migliore in campo è una struggente Laura Dern, che dimostra con poche espressioni tutto il dolore provato dal suo personaggio.

Saint Omer

Saint Omer

Un altro film del concorso da non sottovalutare è “Saint Omer”, esordio nel cinema di finzione di Alice Diop.Protagonista è la giovane scrittrice Rama, che assiste al processo a Laurence Coly, una donna accusata di aver ucciso la figlia di quindici mesi, abbandonata all'arrivo dell'alta marea su una spiaggia nel nord della Francia. Mentre il processo prosegue, le parole dell'accusata e le deposizioni dei testimoni arriveranno a sconvolgere le certezze della ragazza.Dopo aver lavorato nel cinema documentaristico (tra i suoi film anche l'ottimo “Nous” dello scorso anno), Alice Diop sceglie la finzione per realizzare una pellicola direttamente ispirata a una sua esperienza, quando aveva assistito a un processo inerente alla stessa, terribile tematica.

Attraverso uno stile rigorosissimo, la regista ci trasporta nel processo in maniera coinvolgente, arrivando a scuotere lo spettatore con riflessioni sulla colpa e su una serie di dilemmi morali che si dipanano lungo la narrazione.Per come il film è realizzato, la durata è forse eccessiva e si sente una certa ridondanza, ma il disegno d'insieme riesce comunque a colpire, tanto da poter essere uno dei titoli da tenere in considerazione anche per il palmarès.

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