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Torna l’ottimismo sui private asset

Secondo un’indagine di Goldman Sachs i principali investitori tornano a guardare al settore con attenzione alle valutazioni e maggior interesse ai coinvestimenti con i gestori

di Lucilla Incorvati

4' di lettura

Torna l’ottimismo sugli investimenti alternativi: i mercati secondari, il credito privato e le infrastrutture sono considerate le principali opportunità di crescita. La recessione non fa così più paura ( è considerata improbabile nel 2023 al massimo entro la fine del 2024). Sono le principali evidenze di un’ indagine di Goldman Sachs sui mercati privati, condotta tra giugno e luglio 2023 su oltre 200 operatori nel private equity (Limited Partner e General Partner). Emerge un crescente ottimismo sulle opportunità di investimento rispetto a un anno fa: il 64% vede un miglioramento delle condizioni di investimento, il 22% afferma che queste si stanno stabilizzando.

Chi punta sugli alternativi

Nonostante le diffuse preoccupazioni per una sovra allocazione, una quota più alta di società intervistate è sotto-allocata in strumenti alternativi. Per molti la principale sfida in questa fase non è legata agli investimenti ma il fundraising che è diventato sempre più difficile. Tra gli investitori il track record è il fattore principale nella valutazione dei fondi. «Il nostro sondaggio mostra che se molti limited partner sono sotto-allocati nella maggior parte delle strategie ma la maggior parte di essi sta aumentando le allocazioni», ha dichiarato Francis Idehen, partner e US Head of Alternative Multi-Strategy Solutions in Goldman Sachs Asset Management. «Tuttavia, anche se si torna a un’attività di investimento più normalizzata rispetto a quella del 2022, gli investitori dichiarano di volere rapporti più solidi con i gestori di fondi, con una riduzione degli impegni e un aumento delle attività di coinvestimento».

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I rischi segnalati

Tra i rischi maggiormente segnalati che pesano su questi investimenti ci sono: recessione economica ( 48%), conflitto geopolitico (46%), inflazione (43%), tassi di interesse (37%) Per quanto riguarda i timori di recessione, il 77% degli intervistati si aspetta una recessione negli Stati Uniti nei prossimi due anni, il 23% dice che arriverà nel 2023 e il 53% nel 2024. Le aspettative per l’Eurozona sono più pessimistiche: il 90% dichiara di aspettarsi una recessione, il 42% nel 2023 e il 44% nel 2024.

Anche le prospettive per i tassi e l’inflazione variano da regione a regione. Negli Stati Uniti, il 49% prevede un aumento dei tassi, mentre il 45% afferma che i tassi rimarranno invariati. Le opinioni si sono invertite a livello globale, con il 51% che prevede tassi piatti entro la fine dell’anno e il 40% che prevede tassi più alti. Nell’Eurozona, il 63% prevede un aumento dei tassi.«Anche in presenza di un aumento dell’inflazione e di timori di recessione, i limited partner che abbiamo intervistato sono prevalentemente investitori esperti che riconoscono l’importanza di rimanere costantemente investiti nei mercati privati», ha continuato Idehen. «Non vogliono ripetere gli errori che molti hanno commesso nel 2001 o nel 2008, ritirandosi dagli investimenti alternativi e lottando poi per colmare i buchi dell’anno precedente nei loro portafogli. Gli investitori vogliono mantenere la rotta, assistiti da una solida gestione attiva».

Le allocazioni odierne e quelle tra 2-3 anni

Tra le otto principali asset class, gli intervistati hanno dichiarato che le loro maggiori allocazioni medie comprendono: 1) buyout (12,2%), 2) private credit (10,1%) , 3)real estate (9,6%), 4) infrastrutture (6,4%), 5) growth – 5,1%, 6)mercati secondari ( 5,1%), 7) venture capital (3,9%), 8) investimenti opportunistici/distressed (2,6%). I limited partner dichiarano di essere molto più propensi a una sotto-allocazione nelle strategie di private equity che a una sovra-allocazione. Le aree più sotto-allocate riguardano: coinvestimenti (51%), investimenti opportunistici/distressed ( 46%), infrastrutture (– (44%), venture capital ( 41%). L’eccezione è rappresentata dai buyout, con un 27% di sovra-allocazione e un 26% di sotto-allocazione.

Gli investitori rimangono maggiormente sotto-allocati nelle strategie che offrono punti di accesso differenziati ai mercati privati, in particolare nelle allocazioni nei mercati secondari, opportunistiche e infrastrutturali. Per il futuro il 59% prevede di aumentare le allocazioni nei prossimi due o tre anni nei coinvestimenti. I mercati secondari sono al secondo posto (48%) per l’aumento delle allocazioni, seguiti dal credito privato (46%), dal venture capital (41%), dalle infrastrutture (40%) e dagli investimenti opportunistici/distressed (40%).

Cautela nel real estate

Più cautela nei confronti dell’immobiliare settore dove molti hanno intenzione di diminuire le allocazioni (28%), seguito da growth (16%) e buy-out (15%).Con gli asset immobiliari che stanno attraversando un processo di repricing e un portafoglio di oltre 2.000 miliardi di dollari con scadenze nei prossimi tre anni che probabilmente imporrà ulteriori rivalutazioni, non sorprende che alcuni limited partner continuino ad adottare un atteggiamento cauto nei confronti delle loro allocazioni nel settore. I ricercatori di Goldman Sachs si aspettano ulteriori dislocazioni in futuro, man mano che il mercato si adatta alla nuova realtà economica. Questo porterà ad opportunità per i general partner, che possono accedere e gestire abilmente gli asset in aree caratterizzate da innovazione tecnologica, cambiamenti demografici e sostenibilità.

Le valutazioni

La maggior parte degli intervistati ritiene che il private equity e il settore del real estate siano sopravvalutati. Quindi, non sorprende che siano più selettivi nelle loro allocazioni e molti stanno ritornando a concentrarsi sui driver di valore fondamentali, utilizzando meno la leva finanziaria e investendo in asset capaci di promuovere la creazione di valore attraverso il consolidamento, l'efficienza operativa e nuove fonti di crescita per aumentare la creazione di valore sul lungo periodo.

I limited partner che hanno partecipato alla survey ritengono che i mercati azionari - sia pubblici che privati, dal corporate al real estate - siano generalmente costosi. Questa stessa view è condivisa da oltre il 72% dei limited partner in merito a private equity e private real estate; il 54% ritiene che anche per il public equity sia lo stesso e il 41% condivide questa opinione per il public real estate. Gli investitori intervistati ritengono che il reddito fisso pubblico (72%) e il private credit (59%) abbiano valutazioni in linea.

A fronte di un rallentamento del numero di deal, in seguito al calo dell'attività di M&A nel 2022, i gestori sono più propensi a rivalutare le posizioni in base ai valori delle transazioni sul mercato privato (il 44% parla di “grande impatto”), e in base alle variazioni di metriche quali i ricavi (38%) e i margini Ebitda (25%). Per quanto riguarda i prossimi cinque anni, il 33% dei partecipanti alla survey stima che intelligenza artificiale (IA) e data science saranno i principali driver dell'evoluzione degli investimenti alternativi, seguiti da un maggior accesso da parte del pubblico retail (20%) e i cambiamenti del ciclo economico (16%).

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