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Per molto tempo si è sospettato che il modo in cui molte aziende hanno misurato e rendicontato la sostenibilità potesse essere più inventato che reale. “ESG”, ossia l'acronimo che sottende alle politiche di attenzione ai temi ambientali, sociali e di governance, era una perfetta occasione di marketing. Almeno finché, da un lato, gli investitori e i finanziatori non hanno capito che una gestione aziendale sostenibile riduce i rischi nel lungo periodo e, dall'altro, i consumatori e i clienti – soprattutto i più giovani, ma non solo - hanno iniziato a diffidare dalla comunicazione e a cercare riscontri oggettivi sugli impegni assunti. E a sanzionare i brand che mentono.
Le aziende che portano la tutela dell'ambiente nel proprio core business, che rispettano le comunità locali, che tutelano i clienti, che hanno una cultura aziendale rispettosa delle diversità ed inclusiva (tanto per citare solo alcuni dei driver di sostenibilità) hanno meno probabilità di fallire, come riscontrato nella ricerca “Be good to be wise” dell'Università La Sapienza. Un monito per le banche, ad esempio, che richiedono sempre più riscontri oggettivi e metodologie di reporting ESG chiare e fedeli per l'assesment del rischio – e quindi del merito – di credito delle imprese.
Il caso SACE e la scelta di ESG Zucchetti
L'allineamento tra sostenibilità e strategia di business è da sempre una priorità per SACE, società assicurativo-finanziaria italiana specializzata da oltre quarantacinque anni nel sostegno alle imprese, in particolare nell'accesso al credito con le sue garanzie finanziarie. La missione di SACE è dunque aprire nuove strade per le imprese, con un focus particolare sulle PMI, e il Paese, supportando sia l'export e l'internazionalizzazione, sia gli investimenti sul territorio italiano con un'attenzione particolare alla transizione ambientale, all'innovazione e alla digitalizzazione.
Per i suoi più di mille dipendenti, SACE ha scelto uno strumento semplice e flessibile che li supportasse nella redazione della Dichiarazione Non Finanziaria. Una software selection ha indicato ESG Zucchetti, un tool integrato con i sistemi Zucchetti HR già presenti in azienda, la soluzione ideale per gestire il processo di raccolta dei dati necessari.
La scelta del gruppo SACE di utilizzare ESG Zucchetti è derivata quindi dalla necessità di monitorare lo stato di avanzamento della redazione della Dichiarazione Non Finanziaria, per definire le scadenze dei task assegnati ed evitare ritardi, nonché di avere in un unico luogo tutte le informazioni necessarie a tale scopo.
Il reporting ESG tra spinte etiche e obblighi normativi
Il progetto di Sace con il partner tecnologico Zucchetti può essere illuminante alla luce della Corporate Sustainability Reporting Directive, la direttiva Ue approvata a novembre 2022 che intercetta le aspettative degli stakeholder di ottenere dati più chiari sull’impatto delle aziende. In base alla Csrd, il numero di aziende europee che dovranno rendicontare l’impatto sociale e ambientale crescerà di cinque volte, passando da circa 11.600 a circa 49.000 aziende, pari al 75% di tutto il fatturato delle società di capitali in Europa.
Dal 1° gennaio 2024, infatti, la redazione del Bilancio di Sostenibilità sarà un obbligo per tutte le aziende con più di 500 dipendenti già soggette alla direttiva sulla Dichiarazione Non Finanziaria e prossimamente anche le PMI dovranno uniformarsi a questa direttiva. In altre parole, significa che se l’azienda deve essere ritenuta responsabile dei suoi risultati non finanziari, il CFO deve avere piena fiducia nel suo reporting. Tuttavia, se gli investitori guardano sempre più spesso alle metriche ESG prima di prendere decisioni, spesso le trovano carenti come evidenziato da una recente indagine di EY Global, secondo la quale: il 99% degli investitori utilizza le informazioni ESG delle aziende come parte del proprio processo decisionale ma il 76% ritiene che le aziende siano molto reticenti nel fornirle.
Perciò, un'evoluzione rapida della pratica del reporting ESG sarà possibile non solo per la crescente pressione normativa ma grazie al supporto di tecnologie sempre più performanti in questo senso. Secondo “Top Strategic Technology Trends for 2023: sustainable technology”, recente report Gartner, il 50% dei CEO deciderà di utilizzare strumenti digitali per la misurazione delle metriche di performance legate alla sostenibilità delle organizzazioni.
La tendenza è segnata, e non si tornerà indietro: da un lato è ragionevole attendersi un ampliamento continuo della platea di imprese soggette ad obblighi di rendicontazione non finanziaria, dall'altro le pressioni di banche e delle catene di fornitura internazionali spingeranno verso l'adozione di modelli di reporting ESG anche per i soggetti che, ad oggi, non sono legalmente vincolati. Senza dimenticare i consumatori finali, che sempre più premiano le aziende virtuose nelle loro scelte. Un circolo di interessi convergenti, dunque, che fa bene all'impresa, oltre che alla società e all'ambiente.
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