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Tre proposte per sviluppare le competenze 4.0 e rilanciare il Made in Italy

L'intelligence Manufacturing e la Smart Agriculture sono cruciali per la competitività internazionale e per la sostenibilità del sistema Paese

di Valerio De Molli *

(REUTERS)

5' di lettura

L’ingresso delle tecnologie digitali in ambito produttivo rappresenta oggi una vera e propria rivoluzione, che può presentare numerose opportunità di leadership internazionale per l’Italia e per le sue aziende, in particolare per quanto riguarda i comparti manifatturiero e agricolo. Il nostro Paese è infatti una delle principali potenze manifatturiere nel mondo: il settore contribuisce alla generazione del 16,4% del valore aggiunto italiano, con circa 245 miliardi di euro registrati nel 2020. L’Italia è sesta al mondo e seconda in Europa, dopo la Germania, per surplus commerciale manifatturiero, che ammonta a 113 miliardi di dollari. Per quanto riguarda l’agricoltura, attualmente, con 36,4 miliardi di euro, siamo il secondo Paese UE per valore aggiunto del settore agricolo, subito dopo la Francia.

Tuttavia, per essere competitive in mercati sempre più dinamici ed essere pronte ad affrontare le principali sfide globali garantendo una sempre maggiore inclusione economica e sociale, le imprese del Made in Italy hanno bisogno di inserirsi in questa rivoluzione “digitale” in maniera adeguata. Quello che manca, al momento, sono le competenze.

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Manifattura e agricoltura 4.0, mancano le competenze

L’Intelligent Manufacturing sta assumendo un’importanza crescente nel settore industriale italiano, soprattutto per quanto riguarda robotica industriale, intelligenza artificiale, Internet of Things e Cloud e High Performance Computing, ma per coglierne appieno le potenzialità sono fondamentali figure professionali altamente specializzate nelle tecnologie abilitanti.

Come riporta il recente studio “Verso un New Deal delle Competenze in ambito agricolo e industriale” di The European House - Ambrosetti e Philip Morris Italia, per il 58% delle imprese la carenza di competenze interne è il principale ostacolo allo sviluppo della manifattura intelligente: si ricercano soprattutto competenze ICT avanzate, di AI e Machine learning, Data Science e Project management, ma anche soft, come multidisciplinarietà e imprenditorialità. Più nello specifico, l’87% delle aziende necessita di figure dotate di competenze informatiche e il 49% di competenze di project management.

Guardando alle aziende agricole, la Smart Agriculture rappresenta una soluzione per vincere le sfide legate al cambiamento climatico, alla transizione verde e all’aumento della popolazione che impattano sulla produttività della filiera agroalimentare, le cui difficoltà sono state acuite dallo scenario geopolitico attuale. Ma 4 aziende su 5 riscontrano difficoltà a reperire professionisti che abbiano sia competenze specifiche del mondo agricolo che quelle informatiche.

In particolare, per l’agricoltura intelligente si individuano quattro competenze chiave: digitali, tecnico-scientifiche avanzate, di sostenibilità, di comunicazione. Fra le cause di queste difficoltà nel reperire competenze tecnologiche avanzate, una delle principali è sicuramente il ritardo italiano nella diffusione di competenze digitali e STEM: solo il 46% della popolazione adulta ha competenze digitali di base e solo il 16,9% di giovani tra i 20 e i 29 anni è laureato in discipline tecnio-scientifiche. A questo ritardo si aggiungono la debolezza strutturale che riguarda la formazione professionalizzante, con solo 5.280 diplomati negli ITS nel 2020, e la difficoltà rispetto alla formazione dei lavoratori in entrata e di quelli già presenti.

Servono dunque figure professionali dotate di competenze sia verticali che trasversali, capaci di sviluppare o gestire sistemi produttivi sempre più digitalizzati, automatizzati e interconnessi. Questi temi saranno al centro del Technology Forum 2023, l’appuntamento organizzato da The European House - Ambrosetti il 25-26 maggio a Stresa sul Lago Maggiore per discutere gli ultimi trend e gli sviluppi della tecnologia e il loro impatto sulle imprese e sulla società. Quest’anno il focus sarà proprio l’organizzazione e i talenti per l’innovazione.

Un New Deal per le competenze 4.0

L’adozione dei paradigmi di Intelligent Manufacturing e Smart Agriculture può dare uno slancio decisivo ad entrambe le filiere. Per questo è più che mai urgente lanciare un New Deal delle competenze in questi ambiti. A tal proposito, The European House - Ambrosetti e Philip Morris Italia hanno individuato tre proposte chiave per ridurre il ritardo del Paese in termini di formazione e professionalità tecnologiche.

1. Ridare centralità all’istruzione tecnico-scientifica - Entrambe le filiere esprimono insoddisfazione per i percorsi di formazione ad oggi esistenti. Serve quindi prevedere meccanismi di coordinamento tra ITS e Università per combattere la dispersione scolastica, ad esempio investendo sull'orientamento obbligatorio a partire dal terzo anno di liceo, coinvolgendo università e imprese e avvicinando le ragazze al mondo STEM fin dai primi livelli di scolarizzazione (oggi solo il 17% dei professionisti ICT è donna).

In più, bisogna ridefinire i percorsi e i programmi degli istituti agricoli e agroalimentari favorendo un maggior allineamento con le esigenze delle imprese e, in linea con la riforma degli ITS appena realizzata, definire le nuove aree tecnologiche attorno alle quattro competenze chiave per l'agricoltore del futuro.

2. Incentivare la formazione continua - Numerosi ostacoli impediscono ai lavoratori di stare al passo con le competenze e mancano processi di potenziamento della formazione continua: serve disegnare nuovi assetti e nuove forme di incentivazione per la forza lavoro del domani, anche facendo leva su partnership pubblico-private. Tra le proposte spiccano, per l’ambito manifatturiero, l’istituzione di titoli di studio dedicati, come ad esempio Master brevi o Corsi di Perfezionamento, che facilitino l’interscambio tra Università e mondo dell’impresa, e il potenziamento di meccanismi di incentivazione per la partecipazione a corsi di formazione, non solo per le imprese ma anche per i lavoratori. Nel frattempo, si possono valorizzare best practice esistenti (come il Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa) per canalizzare le risorse private e il terzo settore verso la formazione.

In ambito agricolo è necessario ridefinire i programmi di formazione aziendale secondo le competenze chiave individuate, introdurre meccanismi di monitoraggio dell'efficienza dei singoli programmi e favorire la collaborazione pubblico-privato nello sviluppo di competenze, incentivando la costruzione di strutture di formazione ispirate dalle Academy aziendali di maggior successo. La creazione di distretti produttivi, attraverso il ruolo dei capofiliera, inoltre, incentiverebbe la partecipazione degli associati a momenti di formazione.

3. Definire obiettivi quantitativi concreti sulla formazione 4.0 - Le proposte qualitative devono essere completate anche con specifici obiettivi quantitativi, che possano fungere da bussola per la riforma del sistema delle competenze e che dovranno agire trasversalmente sia in ambito manifatturiero che agricolo. È necessario in questo senso definire individuare target concreti quali la riduzione di almeno un terzo del gap con Germania nel dimensionamento degli ITS, arrivando a circa 200mila iscritti, o il potenziamento degli ITS agroalimentari, favorendo l’istituzione di almeno 1 ITS agricolo per Regione (oggi 7 Regioni scoperte) e potenziando il numero di iscritti complessivi. Altro obiettivo individuato è l’aumento del numero di iscritti alle facoltà di ingegneria di 85.000 unità e la riduzione del divario territoriale e di genere delle competenze digitali del 50%.

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