Trekking in verticale tra le pietre e il mare delle Cinque Terre
Lungo i sentieri che corrono sui terrazzamenti sulla costa ligure, oggi al centro di un progetto di recupero, immersi in una natura tenace. E per le soste, bistrot e bed and breakfast
di Mariateresa Montaruli
3' di lettura
«Pensalo bien, antes de dar ese paso » cantava un tango degli anni Trenta. Pensate bene dove mettere i piedi anche alle Cinque Terre, camminando tra le ginestre e le pergole di vigna, le scaglie di mare e i paesini che paiono di marzapane. I sentieri non sono che camminamenti ricavati su terrapieni rinforzati da muri a secco, terrazzamenti scavati fin dal Medioevo nella fragile arenaria per creare piccoli appezzamenti di sussistenza, “ cian ” (campi) con limoni, ulivi sbattuti dal vento, barbatelle di vite sostenute da pali di castagno. Un paesaggio, quello terrazzato con i muri in sasso, che occupa un’area di 1.500 ettari sui 3.800 del Parco Nazionale delle Cinque Terre, dal 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità. E proprio questi muri sono i protagonisti del progetto “StoneWallsforLife”, finanziato con 3,7 milioni di euro in parte coperti dal programma europeo LIFE: fino al 2024, sul sito pilota dell’anfiteatro naturale di Manarola gestito dall’omonima Fondazione, si potranno pulire le “muraglie” di sassi, ricostruire i muri crollati, rimettere a dimora i vigneti e installare centraline di monitoraggio sugli effetti del cambiamento climatico sui terrazzamenti, per individuare tecniche costruttive che li rendano resilienti.
Per chi sceglie di camminare sui sentieri 502c e 502, che dal borgo di Manarola giungono fino al paesino di Volastra, l’esperienza cambia totalmente: le scarpe da trekking poggiano sulla “testa” del muro, si osservano le sfumature di grigio dei sassi ricostruiti e il coraggio dei vigneti eroici aggrappati alla verticalità. Tra l’euforbia spinosa e l’erica arborea, la vista del mare dall’alto quasi ubriacante, s’incontrano i piccoli pannelli solari delle centraline e si contempla un paesaggio, rimesso in sicurezza, restituito alla sua storia di sussistenza. Una storia che ha nei muri le sue sentinelle. Non c’erano strade nelle Cinque Terre fino agli anni Sessanta. Mentre Audrey Hepburn faceva “Colazione da Tiffany” e i Beatles cantavano “All you need is love”, il territorio tra Monterosso e Portovenere respirava piano, condannato allo stesso fattore che ne ha decretato la fama: la verticalità.
Nel 1975 Eugenio Montale, proprietario di una villa Liberty sulle prime pendici del Mesco a Monterosso, avrebbe ricevuto il Nobel per la sua “poetica distinta”. La stretta Panoramica o Via dei Santuari che da quegli anni collega i luoghi di culto a mezza costa è l’unica alternativa alle rete attuale di 130 km di sentieri di competenza del Parco. Alle Cinque Terre, bastoncini alla mano, per lo più si cammina. Sui sentieri riaperti di recente, come il 572 da Fegina (Monterosso) a Sella Bagari fino alla cresta di Sant’Antonio e alla spettacolare Punta Mesco; sul 533v da Riomaggiore a Cacinagora o nel primo tratto della Via dell’Amore, parte del Sentiero Verde Azzurro costiero che da Riomaggiore punta a Levanto, destinato a riaprirsi nella tarda primavera.
Dopo il trekking si approda, per una doccia e un immancabile piatto di acciughe, nei paesini abbarbicati. A Riomaggiore, con la rimesse per le barche sotto le volte della Marina, è il Rio Bistrot, con déhors e interni in sasso, a sorprendere con la sua cucina di mare rivisitata, legata al pescato del giorno. Sopra il ristorante, le vecchie doghe di botti vestono lampade e testiere nelle camere in affitto Meb. Si acquistano acciughe e olio di Monterosso e si degustano i bianchi della Doc Cinque Terre e il passito Sciacchetrà nella bottega della Cantina Sociale nella vicina località Groppo. A Manarola, dove si accorre al balcone belvedere della Marina, oltre alla sistemata spiaggia di sassi della Fossola, si gusta il cappon magro, piatto povero della tradizione, al ristorantino, appunto, Capun Magru.
La terrazza a picco dell’hotel Luna di Marzo, nel mondo a sé di Volastra, resta uno dei punti più panoramici per osservare l’arroccato borgo di Corniglia. C’è una piccola terrazza per le colazioni anche nella nuova Locanda il Carugio, con tre camere minimal-contemporanee, colonnine per la ricarica di auto elettriche e colazioni con i prodotti dell’orto. Per pranzi e cene si va alla Cantina de Mananan, dove i ragazzi del paese venivano a pigiare l’uva in cambio di pane e acciughe. Nell’antico borgo fortificato di Vernazza, dove il “giallo-Vernazza” ha cambiato l’estetica delle casette in sasso, ci si dà la buonanotte a La Malà, b&b in una casa-torre con vista strepitosa sulla scogliera. A Monterosso, con l’unica grande spiaggia delle Cinque Terre e dove si può affittare un appartamento nella celebre villa di Montale, si degusta vino e si pranza alla Cantina di Miky, sul mare. Greti, petraie, carrubi e orti di limoni, il classico paesaggio amato dal poeta, sono lontani. Non resta che tornare a camminare tra le «viuzze che seguono i ciglioni».
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