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Trieste fra vento, libri e mare sulle orme di James Joyce

La città dove lo scrittore irlandese iniziò a scrivere il suo capolavoro celebra i 100 anni dalla pubblicazione dell’Ulisse: ecco le tappe e gli eventi da non perdere

di Mariateresa Montaruli

La statua di James Joyce opera di Nino Spagnoli, collocata sul ponte di via Roma a Trieste dal 2004 (foto: FVG Turismo)

5' di lettura

Cercava una città di mare, un nessun luogo, una stampella per la fantasia. Una via di fuga da Dublino da cui era ossessionato, ma che avvertiva troppo stretta. Il caso volle che alla Berlitz di Trieste cercassero un insegnante di lingua inglese. Così, dopo un passaggio da Pola, James Joyce lascia Dublino e con la futura moglie Nora, nel 1905 si stabilisce nella città dei venti, fino al 1920, esclusi gli anni della I Guerra Mondiale in cui ripara a Zurigo. Pur sfrattato dalla tante case di cui non pagava l'affitto, è a Trieste che l'irlandese progetta e scrive, oltre a Gente di Dublino e Ritratto dell'artista da giovane, i primi tre capitoli dell'Ulisse, di cui cade quest'anno il centenario della pubblicazione avvenuta tra Parigi e Londra il 2 febbraio del 1922.

(foto: M. Montaruli)

L’Ulisse ri-prende forma nelle strade della città

«Mi si dice conterrà 170 pagine - scrive da Parigi il 5 gennaio del 1921 al triestino Hector Schmitz alias Italo Svevo, lo “scrittore negletto” incontrato nel 1907, considerato uno dei modelli per Leopold Bloom -. Secondo il piano stabilito dal mio avvocato a Nuova York Ulisse uscirà colà verso il 15 giugno in un'edizione privata e limitata a 1500 esemplari… Il prezzo sarà di dollari 12,50. Percepisco 1000 sterline come “tacitazione”!... Non vado a letto prima delle 2 o le 3 di mattina, lavorando senza tregua. Avrò presto esaurito gli appunti. C'è a Trieste nel quartiere di mio cognato l'immobile segnato con il numero tavolare di Via Sanità 2… nella camera da letto attualmente occupata da mio fratello, prospettante i postriboli di pubblica insicurezza, una mappa di tela cerata legata con un nastro elastico di colore addome di suora di carità. In codesta mappa riposai i segni simbolici dei languidi lampi che talvolta balenarono nell'anima mia». È con queste parole che Joyce chiede a Svevo, nell'eventualità in cui si recasse a Parigi, di portargli gli appunti necessari all'ultimazione del capitolo Circe. «Ma ocio a no sbregar el lastico - nota testualmente in dialetto triestino - parche allora nasserà confusion fra le carte».

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L’ingresso di un ex bordello frequentato da Joyce in via Pescheria 7 (foto: M. Montaruli)

Trieste gli si addiceva. Una città più letta che visitata. Crocevia di un sistema di storie che parlavano greco, ebraico, sloveno e armeno: acusticamente interessante. Con gli interni Art Nouveau non ancora dimenticati. Un porto dai tanti bordelli e bettole dove l'irlandese si sentiva un pesce in un mare grande, dove la Bora non solo «ruggiva sulle cime degli alberi» (da una lettera al fratello Stanislaus del settembre 1905), ma gli ispira la Babele linguistica di La Veglia di Finnegan: «I Boraburloni, scoppulciavano cappannelli e tube fino agli altetti e ruvesciavano l’astre delle barre, giocando a ragnowrock rignerekk, con un irritante, penetrante, sifonoptero spuk. Sheeee! Grool! Sheeee! Grool!».

Impressioni di Trieste, fra mare e vento

Con la città del vento intreccia alchimie fortuite e fortunate. Ne scrive in Giacomo Joyce, il breve poema in prosa pubblicato postumo che narra di un insegnante d'inglese che s'innamora della sua allieva ebrea. Nell'impressionistica descrizione di Trieste, satura di suoni e odori, appare il Canal Grande dove, sul Ponte Rosso, è stata collocata nel 2004 la statua in bronzo di Nino Spagnoli che lo ritrae in bombetta e con gli occhi stralunati a causa della sifilide. Compaiono anche il mercato ortofrutticolo di piazza Ponte Rosso, il Teatro Verdi e la spiaggia di Fontana, oggi il Bagno Pedocin decadente e rétro, con quella incongrua divisione tra bagnasciuga maschile e femminile che dura da decenni. Joyce ci portava il figlio Giorgio nato nella casa di via San Nicolò, vicina al Ponte Rosso, tappa dei tour letterari organizzati dalla città. Lo scrittore abitò qui tra il 1905 e il 1906, nel portone accanto alla libreria aperta poi da Umberto Saba nel 1919.

Installazione del progetto Doublin nel quartiere Cavana (foto: M. Montaruli)

Nella stessa strada, appassionato di liturgie, frequentava volentieri la Chiesa Greco-Ortodossa e qui si trovava, al 32, la Berlitz School con le sue quattro aule didattiche. Alle spalle, in piazza Borsa, lo scrittore tenne una celebre conferenza sull'Irlanda dei miti. Ci troviamo al limite tra il rigoroso e squadrato Borgo Teresiano, il Ghetto e la zona di Cavana soggetti a un recente processo di gentrification e frequentatissimi ormai anche la sera. A Cavana, accesi di notte, si trovano i neon di artisti del progetto “Doublin” inaugurato nel 2019 per “raddoppiare” i luoghi e il mood del Red District dublinese dove è ambientato il capitolo Circe. Nella vicina piazza Barbacan, nella Trattoria Al trionfo sotto l'Arco di Riccardo, del I secolo, Joyce veniva a cercare il vino “opolo”, bianco ma traditore, che mozzava le gambe senza salire al cervello, adesso un rosé dell'isola croata di Vis.

Museo Joyce in via Madonna del Mare (foto: M. Montaruli)

I tesori segreti del Museo Joyce

Pochi passi ci separano dal Museo Joyce in via Madonna del Mare, diretto da Riccardo Cepach, una stanza con documenti, fotografie e una grande mappa che raccoglie i luoghi dello scrittore. La collezione è destinata a spostarsi nella nuova sede di LETS, Letteratura Trieste, a Palazzo Biserini, con apertura a dicembre, allestita secondo il criterio di ambienti-metafora. «Artista ricettivo e sensibile - nota Cepach -, Joyce scrisse qui anche il poemetto Watching the needle boats at San Sabba e On the beach at Fontana». Uno dei documenti del museo rivela che il capolavoro, l'Ulisse, fu iniziato nella casa di via Bramante 4, al secondo piano. Una targa sulla facciata ricorda: «Ho scritto qualcosa. Il primo episodio del mio nuovo romanzo Ulisse è scritto».

La suite James Joyce all’Hotel Victoria

L'Ulisse, come è noto, si svolge nell'arco di un unico giorno, il 16 giugno 1904 a Dublino. Cinquanta anni dopo, nella città dei Docks, di Yeats, della Guinness e degli U2 si cominciò a replicare il 16 giugno il periplo di Leopold Bloom. Nasce così il Bloomsday, nel 2010 per la prima volta celebrato a Trieste, città al primo posto nella classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita 2021. Quest'anno, per i 100 anni della pubblicazione, il Bloomsday triestino comincerà alle 8 di mattina con una maratona di eventi che continuerà fino alle 3 di notte negli orari indicati da Joyce per ciascun capitolo dell'Ulisse, nei luoghi che rievocano i passaggi dublinesi: la Lanterna, l'Università, il Museo Joyce che ospiterà una mostra di arte su carta ispirata al capitolo Eolo.

La locandina del Bloomsday 2022

Gli appuntamenti del Bloomsday a Trieste

Nel bagno Pedocin si terrà l'incontro di Ulisse/ Leopold Bloom, interpretato da Sergio Rubini, con Nausicaa/Gerty McDowell portata in scena da Maria Grazia Plos. Il 18 giugno, nella Sala Luttazzi sarà la volta di Moni Ovadia che con l'attrice Sara Alzetta porterà in scena “Oh disse ah”, cinquanta minuti di concentrato joyciano distillato dalla pagine del'Ulisse dal suo traduttore Enrico Terrinoni. Per finire con il recital per piano di Morgan il 19 giugno al Politeama Rossetti. Un flusso di coscienza attraverso le note, che potrebbe degnamente terminare in una notte nella suite Joyce, la 404, dell'Hotel Victoria di via Oriani, uno dei tanti luoghi dove lo scrittore aveva abitato e non aveva pagato.

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