Coronavirus, Trump ci ripensa: tutti a casa fino al 30 aprile
Il presidente cambia versione e non riaprirà l’America per Pasqua: «Nelle prossime due settimane il picco delle morti»
dal nostro corrispondente Riccardo Barlaam
4' di lettura
NEW YORK – Tutti a casa fino al 30 aprile. Donald Trump ha deciso di estendere fino al 30 aprile le linee guida del governo federale per la mitigazione del coronavirus e il distanziamento sociale, che invitano le persone a restare a casa in tutti gli Stati Uniti e a evitare assembramenti oltre le dieci persone.
Chiese chiuse a Pasqua
Il presidente ha cambiato idea rispetto alla sua precedente indicazione, a inizio della scorsa settimana, di volere riaprire l’America e vedere le chiese piene per il giorno di Pasqua. «Niente sarebbe peggio che dichiarare la vittoria prima della vittoria», ha detto parlando dal Giardino delle Rose della Casa Bianca. Un giornalista ha chiesto se sia stato un errore parlare del giorno di Pasqua come fine dell’emergenza. Trump ha risposto così: «No, era solo una speranza».
La data del primo giugno
Trump, al contrario, ha detto che nelle prossime due settimane verrà raggiunto il picco delle morti e che gli Stati Uniti il primo giugno, tra circa otto settimane, «saranno sulla buona strada per il recupero». Il presidente americano si era scontrato con gli esperti di sanità in tutto il paese quando aveva suggerito che le restrizioni imposte dalle linee guida federali - che spingono le persone a rimanere a casa e a non riunirsi in gruppi di più di dieci – avrebbero potuto essere allentate entro il 12 aprile.
Dietrofront imbarazzante
L’annuncio di domenica 29 marzo indica un imbarazzante dietrofront del presidente rispetto alla precedente indicazione. Una speranza, la sua, travolta dalla realtà dei numeri che, implacabili, continuano a crescere e che la scorsa settimana hanno portato gli Stati Uniti primi al mondo nella poco invidiabile classifica dei casi confermati di Covid-19. Gli esperti, e anche il presidente a questo punto, sostengono che la situazione peggiorerà ancora.
Oltre 135mila casi
Domenica il conto dei casi confermati nel paese è salito a 135.738 persone positive in tutti i 50 stati Usa. Almeno 2.391 i morti a causa del virus. E almeno 20 stati americani hanno oltre mille casi confermati.
Fauci parla di 200mila morti
L’immunologo Anthony Fauci che guida l’Agenzia nazionale per la lotta alle malattie infettive dal 1984, uno dei più stretti collaboratori del presidente, ha detto domenica 29 marzo che negli Stati Uniti si potrebbero raggiungere dai 100mila ai 200mila morti nello scenario peggiore, con milioni di persone infettate. Una valutazione severa arriva anche dalla dottoressa Deborah Birx, coordinatrice della task force della Casa Bianca: «Nessuno stato, nessuna area metropolitana sarà risparmiata».
Linguaggio cambiato
Il linguaggio della Casa Bianca è cambiato sostanzialmente rispetto a qualche giorno fa. Quando le voci allarmate dei governatori, primo tra tutti quello dello stato di New York, Andrew Cuomo, si levavano solitarie, in un misto di frustrazione e di impotenza.
Ospedali pieni in Louisiana
La situazione è sempre più preoccupante in Louisiana, con il focolaio di New Orleans a crescita più rapida nel paese, un focolaio innescato secondo gli esperti dai festeggiamenti del tradizionale Carnevale il 25 febbraio, con centinaia di migliaia di persone per strada. Il governatore della Louisiana domenica ha lanciato un allarme: nel giro di pochi giorni le strutture sanitarie dello stato del Sud saranno sature, impossibilitate ad assorbire nuovi pazienti.
Quarantena obbligatoria per chi ritorna
I governatori di Delaware, Oklahoma e Texas hanno emesso nuovi ordini esecutivi di quarantena per i viaggiatori che tornano dagli hot spots del coronavirus, comprese ora anche le grandi città americane.
A New York 7.200 casi in un giorno
New York resta lo stato più colpito dalla pandemia. Il governatore Andrew Cuomo ha detto che il numero totale di casi nello stato è salito a 59.513 persone, con una crescita di 7.200 casi rispetto al giorno precedente. Più della metà, pari a 33.768 persone, sono nella città di New York. Il numero di morti nello stato ha superato quota mille, con un aumento di 272 vittime nelle ultime 24 ore, il maggiore incremento giornaliero di morti da quando l’epidemia è iniziata.
Ospedale da campo a Central Park
Dopo l’ospedale temporaneo con mille posti per la terapia intensiva già pronto allo Javits Center, nel centro fieristico di Midtown, da lunedì 30 marzo operativo, e la nave ospedale della Marina americana Sealift che ha attraccato a Manhattan, i genieri dell’Esercito nel fine settimana hanno lavorato per mettere in piedi un ospedale da campo d’emergenza a Central Park.
Ottanta tonnellate di mascherine e guanti dalla Cina
All’aeroporto Jfk è arrivato il primo volo cargo con guanti, mascherine e altre attrezzature sanitarie proveniente da Shanghai. Si tratta del primo di 51 aerei con attrezzature sanitarie che arriveranno da tutto il mondo, ha spiegato il vice presidente Mike Pence, a capo della task force governativa.
Il primo aereo arrivato domenica all’aeroporto Kennedy di New York trasportava 80 tonnellate di attrezzature protettive: 130mila mascherine N95, 1,8 milioni di mascherine chirurgiche e camici protettivi, 10,3 milioni di guanti e altri dispositivi medici, ha detto Lizzie Litzow, portavoce della Federal Emergency Management Agency.
Future negativi a Wall Street
Nella notte di domenica i future di Wall Street continuano a perdere terreno dallo storico rally della settimana scorsa, terminato venerdì. Il Dow Jones è sotto di 371 punti, pari al -1,7%, l’S&P 500 perde l’1,8%, il Nasdaq l’1,5 per cento. La scorsa settimana i mercati azionari sono tornati in positivo per qualche seduta – con il Dow Jones che ha avuto con un rimbalzo di oltre il 20% dai recenti crolli – dopo le misure di stimolo decise dai governi e dalle banche centrali nel mondo.
PER APPROFONDIRE:
● Trump e l’ipotesi di riapertura a Pasqua
● Piano di aiuti da 2mila miliardi di dollari
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