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Trussardi, dal boom di ricavi all’orlo del fallimento con il Chapter 11

L’azienda costruita sulle intuizioni vincenti di Nicola Trussardi, scomparso improvvisamente nel 1999, è stata gestita dalla famiglia per 20 anni. Poi l’ingresso del fondo QuattroR e il rilancio mancato

di Marta Casadei

Trussardi, una storia di famiglia fra successi e tragedie

6' di lettura

Partiamo dalla fine: il 5 marzo scorso Trussardi ha aperto una procedura di ricomposizione della crisi al Tribunale di Milano. Una formula, simile a quella del Chapter 11 americano, che consente alle imprese di avviare una ristrutturazione per proteggere l’azienda e permetterle di risollevarsi. A occuparsi di questo rilancio ( e del riassetto) è la società bergamasca 3XCapital, mentre i membri del Cda e il ceo Sebastian Suhl si sono dimessi. L’azienda, complice la pandemia, avrebbe accumulato debiti per circa 50 milioni di euro.

Dal 2019 Trussardi è controllata dal fondo QuattroR, che investe e rilancia aziende italiane: nel febbraio di quell’anno, infatti, il fondo aveva rilevato una quota di circa il 60% della maison, attraverso la costituzione di una Newco partecipata al 70% da QuattroR e da Tomaso Trussardi al 30%, che controlla l’86% della holding Finos, azionista unico di Trussardi S.p.A.

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Dai guanti al Palatrussardi: storia di un successo

La famiglia è sempre stata croce e delizia per l’azienda bergamasca, fondata nel 1911 da Dante Trussardi. Si trattava, inizialmente, di un laboratorio-negozio di guanti in pelle artigianali, aperto in via Tasso a Bergamo. Il salto è arrivato molti anni dopo, nel 1965, con la generazione successiva (anzi due): Nicola Trussardi, nipote di Dante, dopo la laurea in economia e commercio ha preso in mano l’azienda e, abbandonato il focus sui guanti, ha ampliato gli orizzonti del business partendo dalle borse. Soprattutto, ha trasformato Trussardi in un brand. L’emblema di questa trasformazione è un logo, il levriero, creato dall’imprenditore nel 1973 e ancora oggi presente sulle creazioni a marchio Trussardi.

Nel 1976 a Milano ha sfilato la prima collezione di prêt-à-porter femminile, alle quali si sono aggiunte le linee uomo e bambino e le “seconde linee”, tra cui Trussardi Jeans. È in quegli anni che l’azienda bergamasca va oltre l’abbigliamento e gli accessori: il marchio compare su profumi, alcuni prodotti homewear e nascono co-branding antesignani (che riguardano, per esempio, biciclette e automobili).

Negli anni Ottanta Milano aveva assunto una centralità decisiva, tanto sulla scena internazionale della moda quanto nel mondo Trussardi. E viceversa. Grazie ad alcune scelte precise fatte da Nicola Trussardi - che lavorava fianco a fianco con la moglie Maria Luisa Gavazzeni, con all’attivo una laurea in Economia a sua volta - come quella di portare le sfilate in spazi inediti e prestigiosi come Piazza Duomo, la Pinacoteca di Brera, il Teatro alla Scala. Nel 1985 - anno in cui sbarcava oltre oceano con un corner da Bloomingdale’s, con Luciano Pavarotti all’inaugurazione - l’azienda fu la prima a sponsorizzare la tensostruttura allestita dopo che la grande nevicata dell’anno precedente aveva fatto crollare il Palasport di Sansiro. L’inaugurazione ufficiale del Palatrussardi fu nel 1986 con un concerto di Frank Sinatra, a cui seguirono quelli degli U2, di Prince, Sting e dei Nirvana.

Negli anni Novanta è stata la volta dell’espansione retail - nel 1995 ha aperto a Milano, in piazza della Scala lo showroom con negozio e caffetteria che tuttora rappresenta un pilastro di Trussardi - in Italia e all’estero con opening in tutto il mondo.

Trussardi, una storia di famiglia fra successi e tragedie

Le tragedie familiari segnano il corso dell’azienda

Nell’aprile 1999 cambia definitivamente il corso della storia della famiglia Trussardi e con lei dell’azienda: Nicola Trussardi, all’epoca 57 anni, muore in un’incidente d’auto alle porte di Milano. Le redini dell’azienda passano ai figli maggiori: Beatrice, 28 anni, e Francesco, 25 anni. I due fratelli (a cui si aggiungono Gaia e Tomaso, all’epoca teenagers) lavorano alle collezioni di abbigliamento, ma si concentrano anche sul rilanciare il vecchio core business: la pelletteria. Il loro sogno si infrange, ancora una volta, sull’asfalto: nel gennaio 2003 anche Francesco Trussardi muore in un incidente d’auto. Beatrice Trussardi - che prima della morte del padre viveva a New York dove aveva studiato Contemporary Art Business & Administration alla New York University e lavorato per alcuni musei e istituzioni - assume la carica di presidente dell’azienda due mesi dopo sottolineando che l’azienda è sempre stata a gestione familiare e continuerà ad esserlo. Accanto al ruolo nella Trussardi, dal 2003 presiede anche la Fondazione Nicola Trussardi (creata nel 1996) che nel decennio successivo diventerà un punto di riferimento nell’arte contemporanea - complice la direzione creativa di Massimiliano Gioni - e che dal 2016 assorbirà pressoché tutte le energie di Beatrice.

Gaia Trussardi, Beatrice Trussardi, Tomaso Trussardi e Maria Luisa Trussardi (Photo by Jacopo Raule/Getty Images)

Direzioni creative a singhiozzo e rilancio mancato

L’anno in questione segna infatti l’uscita della figlia maggiore di Nicola e Maria Luisa dall’azienda di moda di famiglia: dopo oltre dieci anni durante i quali Trussardi - che nel frattempo ha compiuto 100 anni, celebrati con una sfilata-evento al Castello Sforzesco di Milano - tenta un’evoluzione (mai veramente riuscita) e non cresce in modo vistoso come invece fanno altri brand: il fatturato dell’azienda nel 2003 è di 125 milioni di euro e nel 2014 è salito a circa 150 milioni di euro.

Dopo alcune esperienze scostanti con designer internazionali - nel 2006 Eric Wright; nel 2008 Miran Vukmirovic, chiamato a disegnare il nuovo marchio Trussardi 1911; nel 2011 Umit Benan - nel 2013 la direzione creativa passa a Gaia Trussardi che rimarrà al vertice fino al 2018. In quell’anno, infatti, cambiano gli assetti aziendali: Tomaso Trussardi rileva la quota della sorella Beatrice e sale al 50% della proprietà. In cinque anni i ricavi salgono oltre i 200 milioni, ma dal 2017 i bilanci sono in perdita. Nel 2019 la famiglia decide il passo indietro: la maggioranza viene ceduta al fondo QuattroR, che tenta il rilancio, e una quota di minoranza rimane a Tomaso e Marialuisa Trussardi .

L’apertura del capitale al fondo QuattroR

«Credo che l’imprenditoria sia anche follia - raccontava Tomaso Trussardi a Marco Montemagno in un’intervista del 2019 spiegando la scelta di diventare prima azionista di maggioranza e poi di aprire il capitale dell’azienda -. Ho voluto fortemente prendere in mano questa cosa, in una situazione abbastanza complessa, anche familiare, come capita in tutte le imprese italiane di seconda, terza o nel nostro caso quarta generazione. Sono entrato, chiamato dalla mia famiglia, per mettere a posto la parte industriale e ho iniziato così, poi siccome fortunatamente le cose che ho fatto in parte hanno funzionato mi è stato chiesto di occuparmi anche del resto». L’assetto familiare - l’essere manager e insieme figlio e fratello - non è semplice da gestire: «Quando si tratta di decidere con una famiglia che ti ha vissuto per 20 anni la mattina a colazione - spiega Trussardi nella stessa intervista - diventa complesso per loro fare lo “switch” e per te riuscire ad esprimerti. Ho capito che questa attività che avevo fatto mi aveva dato la possibilità di sistemare la governance dell’azienda e di trovare un partner che mi aiutasse nella gestione di questa macchina molto grande». La scelta non è stata accolta positivamente da tutti: Maria Luisa Gavazzeni, in un’intervista al Corriere della Sera del 2022, ha ammesso di aver preso la cessione di una parte dell’azienda con «dispiacere e rammarico».

I problemi irrisolti e la procedura di ricomposizione

Complice il Covid, il piano di rilancio di Trussardi - che nel giro di un anno ha cambiato due amministratori delegati: Maela Mandelli, nominata dopo l’ingresso nel fondo, ha lasciato l’azienda nell’estate 2020, ed è stata sostituita da Sebastian Suhl (manager con un passato in Valentino ed Lvmh) nell’autunno dello stesso anno - non è riuscito. La forte esposizione debitoria (si parla di oltre 50 milioni di euro) ha quindi spinto verso l’apertura della procedura di ricomposizione della crisi aperta lo scorso 5 marzo.

Solo una settimana prima, il 24 febbraio, veniva presentata la collezione donna autunno-inverno 2023, firmata da Benjamin A. Huseby e Serhat Isık, direttori creativi dal 2021. La location della presentazione era proprio Palazzo Trussardi, in Piazza della Scala: quello stesso spazio - un tempo occupato dallo storico hotel Marino alla Scala - che Nicola Trussardi aveva rilevato e immaginato come vetrina lifestyle del brand, e che è stato riaperto dopo il più recente restyling a dicembre 2022.

Nelle ultime settimane - secondo le indiscrezioni riportate sul Sole 24 Ore - «sarebbero arrivate cinque manifestazioni d'interesse, tra le quali tretutte da parte di soggetti strategici) sarebbero quelle più concrete e finalizzate all'ingresso di un nuovo socio. Tra gli interessati, secondo le indiscrezioni, ci sarebbe un competitor di Trussardi che potrebbe puntare ad assorbirne le attività, cercando sinergie sulla produzione. In lizza ci sarebbe anche un distributore del marchio del levriero», scrive Carlo Festa.

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