ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’accordo

Twitter, Musk voleva lo sconto. Ora il salasso lo pagano le banche

Nelle corsa contro il tempo per evitare il processo, a mister Tesla servono 34 miliardi. Mentre gli istituti di credito rischiano 500 milioni di perdite. Twitter intanto si oppone alla mozione di Elon Musk di sospendere l’azione legale avviata in Delaware

di Biagio Simonetta

Reuters

2' di lettura

Quando a luglio, dopo settimane di frizioni, Elon Musk ha ufficializzato di voler interrompere l’operazione di acquisto di Twitter, fra le ipotesi più gettonate balzò quella della strategia per abbassare il prezzo dell’operazione. In un contesto globale difficile, col mercato orso che imperversava su Wall Street, l’idea che il Ceo di Tesla si fosse accorto di aver spinto troppo in là la cifra dell’Opa, sembrava plausibile. E a quanto pare, così è stato fino all’ultimo.

La trattativa andata male

Dalle ricostruzioni di questi giorni frenetici, infatti, è emerso che Musk ha provato ad ottenere uno sconto sui 44 miliardi di dollari pattuiti ad aprile, trovando però la ferrea resistenza di Twitter. Così, alla fine, con alle porte un processo che lo vedeva partire in palese svantaggio, mister Tesla ha ceduto, tornando all’accordo originario.

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La situazione, però, è tutt’altro che risolta. Perché da quando Musk, lunedì scorso, ha mandato la sua lettera con l’ok al deal da 44 miliardi, le parti sono al lavoro per trovare la quadra. Anche perché c’è un processo che incombe (prima udienza fissata per il 17 ottobre prossimo), e sarebbe quanto meno imbarazzante finire in tribunale, ora che l’accordo sembra di nuovo saldo. È una corsa contro il tempo, insomma.

Banche a rischio

Intanto, emergono elementi finanziari di un certo rilievo per il gruppo di banche d’affari che prende parte a questa Opa finanziando la mossa di Musk. All’orizzonte c’è la possibilità di andare incontro a perdite importanti, ora che il miliardario ha deciso di portare a termine l’accordo. Musk, infatti, ad aprile aveva ricevuto 13 miliardi di dollari di impegni di debito da diverse banche, fra le quali Morgan Stanley, Barclays e Bank of America. In questi mesi, però, il contesto globale è cambiato, vista anche la difficoltà dei gruppi bancari di piazzare obbligazioni e prestiti. E oggi secondo 9fin, una società di analisi finanziaria specializzata sui prestiti a leva, le banche potrebbero andare incontro a una perdita di 500 milioni di dollari se tentassero di scaricare tutto il debito verso investitori di terze parti.

Giova ricordare, infine, che per pagare Twitter, Elon Musk deve anche trovare circa 34 miliardi di dollari di capitale proprio. In suo soccorso (benché sembri inusuale, per la persona più ricca del mondo), a maggio ha ricevuto lettere di impegno per oltre 7 miliardi di dollari in finanziamenti da 19 investitori, tra cui il co-fondatore di Oracle ed ex membro del consiglio di Tesla, Larry Ellison, e la società di venture capital Sequoia Capital. L’impressione, adesso, è che ci sia una nuova partita tutta da giocare. E in fretta.

Twitter, Musk «può chiudere accordo la settimana prossima»

Twitter intanto si oppone alla mozione di Elon Musk di sospendere l’azione legale avviata in Delaware. Il patron di Tesla “può e dovrebbe” chiudere l’accordo la prossima settimana. Lo afferma Twitter secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg. Twitter precisa che Musk rifiuta di impegnarsi a una data di chiusura della transazione. Le banche, prosegue Twitter, hanno riferito che Musk non ha comunicato loro di voler chiudere l’operazione.

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