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Ubs, Credit Suisse e regolatori preparano la fusione

Vortice di riunioni nel fine settimana per valutare l’operazione. Il pressing di politica e regolatori

Aggiornato il 18 marzo 2023 alle 17:40

Perche' la Credit Suisse e' nei guai

4' di lettura

Ubs è in trattativa per acquistare tutta o parte di Credit Suisse, alle prese con una crisi di liquidità e di credibilità che ne ha fortemente compromesso la posizione sui mercati. Lo riporta il Financial Times citando «molteplici fonti», secondo le quali i consigli di amministrazione delle due banche si incontreranno separatamente nel fine settimana per valutare l’operazione. E intanto spunta anche l’interesse di BlackRock e di Deutsche Bank.

Quest’ultima, secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg, starebbe monitorando la situazione di Credit Suisse per verificare se ci saranno aperture per l’acquisto di alcuni asset della banca svizzera. Secondo alcune fonti al momento comunque non ci sarebbe alcuna proposta concreta. Il dibattito interno a Deutsche Bank riguarderebbe quali asset di Credit Suisse potrebbero essere attraenti e a quale valutazione.

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I punti critici della trattativa

La divisione banca di investimento di Credit Suisse e le sue attività di trading sono uno dei punti critici in vista del raggiungimento di un accordo con Ubs, secondo l’agenzia Bloomberg che cita alcune fonti secondo le quali Ubs sarebbe preoccupata dai rischi associati alla banca di investimento di Credit Suisse, al centro di vari scandali e alle prese con perdite elevate.

Si muovono le autorità statunitensi

Anche le autorità statunitensi stanno lavorando con le loro controparti svizzere per cercare di concludere un accordo sull’acquisto da parte di Ubs di tutta o parte di Credit Suisse. Lo ha riportato Bloomberg citando fonti che hanno familiarità con la questione. Secondo l’agenzia un’intesa sarebbe nell’interesse delle autorità di Washington, considerato che le due banche hanno attività negli Stati Uniti e sono considerate importanti a livello di sistema.

Secondo la fonte (che ha chiesto l’anonimato) citata da Bloomberg, i funzionari statunitensi potrebbero cercare di intervenire su questioni che potrebbero influire sui termini finali di qualsiasi accordo. Al momento non trapelano commenti da parte della Federal Reserve e del Dipartimento del Tesoro

Operazione di sistema

Citando persone informate sui colloqui, il Financial Times riporta le mosse della Banca nazionale svizzera e dell’autorità di regolazione Finma che seguirebbero i colloqui nel tentativo di rafforzare la fiducia nel settore bancario elvetico: nei giorni scorsi la banca centrale aveva annunciato una linea di credito di emergenza di 50 miliardi di franchi al Credit Suisse , ma la mossa non è riuscita ad arrestare il crollo del valore azionario dell’istituto, sceso ai minimi storici.

Il «piano A»

Ubs ha un valore di mercato di 56,6 miliardi di dollari, mentre le azioni di Credit Suisse hanno chiuso venerdì con un valore di 8 miliardi di dollari. I regolatori svizzeri - spiega il Financial Times - hanno detto alle loro controparti statunitensi e britanniche che la fusione delle due banche era il loro “piano A” per arrestare il crollo di fiducia verso Credit Suisse, anche se Ubs starebbe valutando i potenziali rischi che un accordo potrebbe comportare per la propria attività. L’obiettivo della banca centrale di Berna è poter arrivare a una soluzione semplice prima dell’apertura dei mercati lunedì mattina.

Pressing politico e scogli da superare

Secondo voci insistenti, questa soluzione non dispiacerebbe a una parte della politica svizzera. Ma ci sono ostacoli non secondari. Anzitutto le sovrapposizioni tra le strutture, che andrebbero gestite, forse anche con tagli. In ogni caso, l'antitrust svizzero avrebbe la sua da dire. Inoltre, i vertici delle due banche secondo diverse fonti sarebbero ancora contrari all'ipotesi: per Credit Suisse sarebbe un'unione fatta in posizione di chiaro svantaggio, per Ubs sarebbe una deviazione dalla rotta, non facile da gestire. Per questo molti sulla piazza elvetica pensano che all'unione si potrebbe arrivare solo dopo aver cercato di giocare le altre carte.

L’agenzia Bloomberg aveva riferito giovedì che Ubs e Credit Suisse si erano opposti a una fusione forzata, con la principale banca svizzera che avrebbe preferito concentrarsi sulla propria strategia incentrata sulla gestione del risparmio senza assumersi rischi legati al suo rivale.

Le mosse di BlackRock

A rendere ancora più ingarbugliata la matassa arriva poi la notizia, riferita ancora dal Financial Times, che BlackRock starebbe lavorando a un’offerta per il Credit Suisse. Si tratterebbe di una proposta rivale a quella di Ubs.

Il gigante degli investimenti Usa starebbe valutando una serie di opzioni e lavorando con altri investitori e sarebbe in procinto di avanzare un’offerta solo per parti del business.

Larry Fink, co-fondatore e ceo di BlackRock, ha un passato in First Boston, l’attività di investment banking di Credit Suisse. BlackRock è da tempo uno dei maggiori clienti dell’Investment Banking della banca svizzera.

A stretto giro è tuttavia arrivata una smentita: BlackRock «non sta guardando a tutta o a una parte di Credit Suisse» ha affermato un portavoce contattato dall’agenzia Bloomberg.

Perche' la Credit Suisse e' nei guai


Sotto pressione in Borsa

Nelle ultime tre sedute di questa settimana a Zurigo il titolo Credit Suisse ha prima perso il 24%, poi è risalito del 19%, infine venerdì è sceso dell'8%. In tre giorni si sono visti prima i timori su una eventuale crisi più profonda della seconda banca elvetica, poi il sollievo per l'intervento della Banca nazionale svizzera, quindi il riemergere delle incertezze sulle prospettive dell'istituto.

La mossa della Bns, che ha garantito un prestito sino a 50 miliardi di franchi, ha indubbiamente fermato le ondate più forti. Ma secondo una parte di operatori e analisti sul futuro della banca non c'è ancora sufficiente di chiarezza. Coinvolto in investimenti sbagliati e toccato dalle crisi dell'anglo-australiana Greensill e del fondo americano Archegos, il Credit Suisse ha chiuso il 2022 con una perdita di 7,3 miliardi di franchi, cambiando i vertici e varando un'ampia ristrutturazione.


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