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Ucraina, perché la Cina è diventata la miglior alleata del Vaticano per la pace

“Fumata bianca” per il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei ed arcivescovo di Bologna

di Giancarlo Mazzuca

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2' di lettura

“Fumata bianca” per il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei ed arcivescovo di Bologna.

Questa volta l'“Habemus Papam!” di Sua Eminenza si chiama Cina: potrebbe sembrare un paradosso, ma proprio Pechino è diventata la migliore alleata della Santa Sede che da mesi sta cercando - grazie alla mediazione del cardinale che si è mosso su sollecitazione di Papa Francesco – di trovare in tutti i modi quel ramoscello d'ulivo in grado di porre fine alla guerra tra Russia ed Ucraina.

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Dopo essere stato a Kiev e a Mosca, Zuppi è così andato a Pechino dove ha visto Li Hui, rappresentante speciale cinese per gli affari euroasiatici: l'incontro è andato molto bene.

Me l'ha direttamente confermato lo stesso capo dei vescovi italiani che, ad una mia precisa domanda sull'esito dell'incontro cinese, ha così risposto: «Direi molto bene».

E, anche se per porre definitivamente fine al conflitto ci vorranno, forse, molti altri mesi (si parla della primavera del prossimo anno), la pace sembra adesso più vicina anche perché soprattutto Putin non è più cosi sicuro, dopo un anno e mezzo di guerra, della vittoria finale su Zelensky e non è un caso che Vladimir si sia incontrato in queste settimane con i suoi alleati storici, il cinese Xi Jinping ed il nordcoreano Kim Jong-un, che si sono subiti mossi per trovare anche loro una via di pace.

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Il cardinale Zuppi sembra avere oggi molti più margini di manovra. Non è un caso che, dopo la sua missione in Russia, fosse stato molto più cauto nelle sue dichiarazioni.

E a me disse: «Trovare la famosa chiave richiede, purtroppo, tempo e pazienza!». E poi, ricordando il famoso Don Matteo televisivo, aggiunse: «Che Dio ci aiuti!».

Salvo irrigidimenti dell'ultima ora, qualcosa si è, dunque, finalmente mosso e la pace non appare più così impossibile anche perché il cardinale Zuppi ha insistito, in tutti questi mesi, a percorrere la strada umanitaria impegnandosi, in particolare, a risolvere il dramma dei bambini ucraini che sono stati estradati in Russia ed adottati da famiglie locali violando, così, il diritto internazionale.

Oggi l'inviato di Papa Francesco ha avviato veramente quel clima di disgelo che, soltanto poco tempo fa, sembrava impossibile.

Del resto, Zuppi è sempre stato un ambasciatore di pace: forse qualcuno ricorda che il futuro principe della Chiesa nel 1992, quando a Roma lui gravitava ancora nella comunità di Sant'Egidio, era stato un artefice della pace in Mozambico che pose fine a 16 anni di guerra civile.

Speriamo adesso che Sua Eminenza possa fare il bis con l'Ucraina e non è forse un caso che l'arcivescovo di Bologna, di ritorno dalla Cina, sia molto più ottimista.


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