Ue digitale: produzione microchip al raddoppio
Bruxelles definisce i target: entro il decennio 20 milioni di specialisti informatici.
di Beda Romano
2' di lettura
In attesa che il denaro del Fondo per la Ripresa venga convogliato nei paesi membri, probabilmente a metà anno, la Commissione europea ha presentato ieri a Bruxelles un programma di trasformazione digitale dell’Unione europea entro il 2030, che introduce obiettivi specifici e concreti. I target non sono vincolanti per i paesi membri, ma l’esecutivo comunitario vuole far in modo che vi sia un impegno politico comune.
«L’Europa – ha detto il commissario al mercato unico e all’industria Thierry Breton – deve garantire che i propri cittadini e le proprie imprese abbiano accesso a una panoplia di tecnologie all’avanguardia che renderanno la loro vita migliore, più sicura e anche più verde - purché abbiano anche le competenze per usarle». L’Italia è tra i paesi più in ritardo in campo digitale, con una situazione poco migliore di quella della Romania, della Grecia e della Bulgaria.
Quattro i punti cardinali della nuova strategia comunitaria. Entro il 2030, l’80% degli adulti dovrà avere competenze digitali. Nel contempo, entro la stessa data, dovranno esserci nell’Unione 20 milioni di specialisti informatici (rispetto ai 7,8 milioni del 2019). In secondo luogo, entro i prossimi dieci anni, tutti i nuclei famigliari dovranno avere connessioni da gigabyte (oggi la quota è del 59%). Inoltre, tutte le aree urbane dovranno essere collegate alla rete 5G (rispetto al 14% attuale).
In terzo luogo, sempre entro il prossimo decennio, tre imprese su quattro dovranno poter usare le nuvole informatiche, l’intelligenza artificiale e la tecnologia basata sui dati. Nel frattempo, il 90% delle piccole e medie imprese dovrà avere competenze informatiche minime (la quota attuale è del 61%). Infine, quarto e ultimo punto cardinale, entro il 2030 tutti i servizi pubblici più importanti dovranno essere accessibili su Internet (si veda Il Sole/24 Ore del 24 febbraio).
Sempre entro i prossimi dieci anni, l’Unione europea ambisce a produrre il 20% dei semiconduttori nel mondo; attualmente la quota europea è appena del 10%. Il tema ha a che fare con quello più ampio della sovranità europea, tenuto conto che le imprese comunitarie sono sempre più debitrici di fornitori cinesi e americani in un mercato che ha un valore di 440 miliardi di euro all’anno. Inoltre, la Commissione vuole che l’Europa entro il 2030 crei il suo primo computer quantico.
Il piano di battaglia pubblicato ieri è legato alla comunicazione che la Commissione aveva presentato l’anno scorso. Da allora, la pandemia virale «ha accelerato massicciamente l’uso degli strumenti digitali, dimostrando tutte le loro opportunità, ma mettendo in luce quanto la nostra società rischi nuove disuguaglianze digitali». Dinanzi a questa accelerazione, Bruxelles vuole anche precisare e salvaguardare i diritti online dei cittadini.
Come detto, gli obiettivi pubblicati ieri non sono vincolanti; piuttosto «sono stati ideati per promuovere un chiaro impegno politico e indurre le istituzioni comunitarie e gli Stati membri a lavorare su obiettivi comuni». Nel frattempo, evidentemente, il 20% del Fondo per la Ripresa dovrà essere investito nel digitale. Bruxelles potrà in quella occasione influenzare le scelte dei singoli governi pur di facilitare il raggiungimento dei nuovi traguardi comunitari.
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