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Ue: «Riconoscere i genitori Lgbtq+ in tutti gli Stati membri», ma essere gay è illegale ancora in 69 Paesi

È stata presentata dalla Commissione Ue la proposta di regolamento per armonizzare le norme di diritto internazionale privato sulla genitorialità

di Monica D'Ascenzo

8' di lettura

I genitori dello stesso sesso e i loro figli dovrebbero essere riconosciuti come una famiglia in tutti gli Stati membri dell’Ue. È uno dei principi al centro della proposta di regolamento presentata dalla Commissione Ue per armonizzare le norme di diritto internazionale privato sulla genitorialità. L’Unione Europea prende posizione nel dibattito internazionale sui diritti delle persone Lgbtq+ e lo fa con chiarezza: «La proposta è incentrata sull’interesse superiore e sui diritti del bambino», spiega Bruxelles, evidenziando che «la genitorialità stabilita in uno Stato membro dovrebbe essere riconosciuta in tutti gli altri Stati membri, senza alcuna procedura speciale», incluso il riconoscimento per i «genitori dello stesso sesso».

Sul tema interviene su Twitter direttamente la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ha scritto:

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«Siamo orgogliosi delle nuove norme che presentiamo sul riconoscimento della genitorialità nell’Ue. Vogliamo aiutare tutte le famiglie e i bambini in situazioni transfrontaliere. Perché se sei genitore in un Paese, sei genitore in ogni Paese»

Presidente Commissione Ue Ursula von der Leyen

Genitori Lgbtq+, 2 milioni di bambini

«Sono circa 2 milioni i bambini che si vedono negare il rapporto giuridico con i genitori» quando «la famiglia si trasferisce in un altro Stato membro che non riconosce la genitorialità precedentemente stabilita dal Paese membro di origine. Questa situazione non è accettabile per la Commissione Ue» ha sottolineato il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders, presentando la proposta per il riconoscimento della genitorialità e dei genitori gay in tutta l’Unione. «È per questo - ha aggiunto - che proponiamo questo regolamento che dovrà essere adottato dal Consiglio Ue all’unanimità previa consultazione con l’Europarlamento».

Le nuove norme

Le nuove norme, afferma la Commissione europea, garantiranno «chiarezza giuridica a tutti i tipi di famiglie che si trovano in una situazione transfrontaliera all’interno dell’Ue» e consentiranno «ai minori in situazioni transfrontaliere di beneficiare dei diritti derivanti dalla genitorialità ai sensi del diritto nazionale, in questioni quali la successione, il mantenimento, l’affidamento o il diritto dei genitori di agire in qualità di rappresentanti legali del minore (per questioni scolastiche o sanitarie)».

I figli di genitori dello stesso sesso, si legge nel testo della proposta di regolamento, «avranno stessi diritti in tutta la Ue». Nel dettaglio «dato che nel diritto internazionale, nel diritto dell’Unione e negli ordinamenti degli Stati membri tutti i minori hanno gli stessi diritti senza discriminazioni, la proposta prevede il riconoscimento della genitorialità di un minore indipendentemente dal modo in cui il minore è stato concepito o nato e indipendentemente dal tipo di famiglia del bambino. La proposta include quindi il riconoscimento della genitorialità di un bambino con genitori dello stesso sesso e anche il riconoscimento della genitorialità di un bambino adottato».

Certificato europeo di genitorialità

Un'altra novità potrebbe arrivare per tutti i genitori. Bruxelles, infatti, propone anche la creazione di un certificato europeo di genitorialità che può essere richiesto per «accertare la genitorialità in tutti gli Stati membri». Il modello unico, disponibile in tutte le lingue ufficiali dell’Ue, sarebbe facoltativo per le famiglie, ma le autorità pubbliche in tutta l’Unione sarebbero tenute a rilasciarlo e ad accettarlo. Non sostituirebbe i documenti nazionali equivalenti come il certificato di nascita, che potrebbero ancora essere utilizzati.

«Alcune famiglie vedono il rifiuto definitivo del riconoscimento del vincolo di parentela e in alcuni Stati membri, questo avviene per le coppie dello stesso sesso e, infine, questo mancato riconoscimento della parentela può dissuadere alcune famiglie dall’esercitare il loro diritto alla libera circolazione in alcuni Stati membri» ha sottolineato Reynders.

«Il mancato riconoscimento dei genitori - ha proseguito il commissario europeo alla Giustizia - può avere impatti negativi significativi per i bambini per i loro diritti fondamentali, il diritto a trattamento equo, vita privata o familiare e anche in aree specifiche come quando si tratta di diritti di successione. Questa mancanza di riconoscimento della parentela può portare le famiglie a intraprendere procedimenti amministrativi o legali e i risultati di questi procedimenti sono incerti, e ovviamente comportano costi e il loro investimento di tempo per le famiglie ma anche per i sistemi amministrativi e giudiziari nazionali».

La Russia nega i gay

Non sembra casuale la decisione della Commissione europea nella tempistica dell’annuncio. Proprio lunedì 5 dicembre, infatti, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un divieto radicale sulla rappresentazione positiva delle relazioni gay nei libri, nei film, nei media e in Internet, indipendentemente dall’età. Il divieto di «propaganda di rapporti sessuali non tradizionali» amplia la legge russa del 2013 che proibiva la promozione dell’omosessualità ai bambini. La nuova legislazione ora rende illegale presentare agli adulti immagini positive di relazioni omosessuali nei media e nella pubblicità. Vyacheslav Volodin, alleato di Putin e presidente della camera bassa del parlamento della Duma di Stato, ha difeso la misura come necessaria per combattere il “peccato” e la “sodomia”.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha esortato la Russia ad abrogare ogni discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, avvertendo che l’ultimo passo «viola ulteriormente le norme e gli standard internazionali sui diritti umani».

Russia, approvata legge contro propaganda Lgbt

Il nuovo pacchetto di misure propone multe fino a 400.000 rubli (6.400 dollari) per le persone che violano il divieto e 5 milioni di rubli per le organizzazioni. Anche le informazioni ritenute in grado di incoraggiare i bambini a cambiare sesso sarebbero messe al bando e soggette a multe. La più grande minaccia per la comunità LGBTQ russa è che le organizzazioni che difendono i loro diritti vengano prese di mira e alla fine chiuse, ha affermato Igor Kochetkov, uno dei fondatori della rete LGBT russa.

Il Cremlino ha intensificato il suo impegno su quelli che definisce “valori tradizionali” nei mesi successivi alla sua invasione dell’Ucraina, un conflitto che descrive come una resa dei conti con quelli che descrive come atteggiamenti occidentali estranei alla Russia. Dallo scorso settembre in tutte le scuole russe di ordine e grado ogni lunedì deve iniziare con la lezione “Conversazioni su temi importanti”, lezioni cioé di patriottismo. Gli argomenti principali sono legati ad aspetti della tradizione del Paese, per stimolare negli studenti l'amore per la patria. Il primo insegnante che si è messo in cattedra e ha dato il via alle ‘conversazioni su temi importanti' è stato proprio il presidente Vladimir Putin, che il primo settembre ha tenuto a Kaliningrad una lezione ai ragazzi vincitori delle olimpiadi scolastiche di varie discipline (che è possibile rivedere su Youtube).

Negli Usa il Bill salva matrimoni gay

Dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti giovedì 7 dicembre la Camera ha dato l’approvazione definitiva alle protezioni per i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Dopo il voto ci si attende in breve la firma del presidente Joe Biden per compiere un passo monumentale in una battaglia decennale per il riconoscimento a livello nazionale di tali diritti. La legge, infatti, impone a tutti gli stati di riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un passo che si è reso necessario dopo che nel giugno scorso la Corte Suprema aveva abolito la storica sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa. In quell’occasione la Corte stessa aveva dichiarato che avrebbe rivisto altre sentenze simili riguardo a diritti ormai riconosciuti nel Paese.

Il voto del parlamento è quindi un sollievo per le centinaia di migliaia di coppie che si sono sposate dopo la decisione della Corte Suprema del 2015 che ha legalizzato i matrimoni. La legislazione bipartisan proteggerebbe anche le unioni interrazziali richiedendo agli stati di riconoscere i matrimoni legali indipendentemente da “sesso, razza, etnia o origine nazionale”.

D’altra parte il Paese non è immune da attacci ai diritti Lgbtq+, come ha dimostrato lo stato della Florida, che ha istituito regole simili a quelle russe nel marzo scorso. Il parlamento della Florida, a maggioranza repubblicana, ha approvato una legge che vieta di parlare di orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole fino alla terza elementare. La legge, ribattezzata «Don't say gay» dai suoi oppositori, impedisce così di menzionare le persone lgbt+ in classe. Dalla quarta elementare in poi, la norma prescrive che l'istruzione in materia sia «appropriata all'età o allo sviluppo» degli studenti e introduce una clausola che permette ai genitori di fare causa alle scuole che secondo loro violano questa «appropriatezza» nel parlare di omosessualità, bisessualità e transessualità.

I contrasti nella comunità anglicana

Il tema è all’ordine del giorno anche nella vasta comunità anglicana che coinvolge 42 province al mondo. Il dibattito si è riscaldato sull’opportunità di riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso e ordinare il clero Lgbtq+. Le divisioni si sono ampliate quest’anno quando i vescovi conservatori hanno affermato la loro opposizione all’inclusione Lgbtq+ e hanno chiesto il “pentimento” alle province che hanno adottato politiche inclusive. Dal canto suo l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, capo della Chiesa d’Inghilterra e capo cerimoniale della Comunione anglicana, ha riconosciuto il «profondo disaccordo» delle province, esortandole a «camminare insieme» per quanto possibile. Ma di fatto non prendendo posizione.

Il caso è scoppiato in occasione della Lambeth Conference, che riunisce vescovi di oltre 165 paesi con chiese affiliate alla religione anglicana. È stata la prima conferenza a cui sono stati invitati vescovi gay e lesbiche sposati. Le comunità più conservatrici come Nigeria, Ruanda e Uganda si sono per questo rifiutate di partecipare, mentre altri vescovi che condividono la loro opposizione hanno spinto senza successo perché il raduno riconfermasse una risoluzione del 1998 che rifiutava il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Le province che hanno abbracciato la politica inclusiva Lgbtq+ comprendono la Chiesa episcopale degli Stati Uniti e le chiese anglicane di Brasile, Canada, Nuova Zelanda, Scozia e Galles. La Chiesa d’Inghilterra si rifiuta di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma alcuni dei suoi vescovi vogliono che le cose cambino. Gli oppositori però ne fanno una questione di numeri: le giurisdizioni a guida conservatrice ospitano il 75% della popolazione globale della Comunione anglicana, che è stimata tra gli 80 e gli 85 milioni.

Giappone contro le mamme lesbiche

Nel Paese del Sole Levante è stato presentato un disegno di legge, che potrebbe essere approvato dall parlamento giapponese questo mese, per vietare ai medici di fornire cure per la fertilità a qualsiasi donna che non sia sposata con un uomo. Il disegno di legge dedicato alla tecnologia di riproduzione assistita, esaminato da Human Rights Watch, vieterebbe l’inseminazione artificiale e la fecondazione in vitro (IVF) per le donne single e le coppie lesbiche. Se approvata, la legge legalizzerebbe la discriminazione nei confronti delle donne single e lesbiche che desiderano avere un figlio.

Partiamo dall’assunto che le coppie dello stesso sesso non possono sposarsi in Giappon e. A novembre, un tribunale di Tokyo ha confermato il divieto del Paese sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, citando la definizione di matrimonio della costituzione come relazione tra “entrambi i sessi”. A giugno, un tribunale di Osaka ha dichiarato costituzionale il divieto per lo stesso motivo. Queste sentenze contrastano con una sentenza del marzo 2021 in cui un tribunale di Sapporo ha dichiarato incostituzionale il divieto, descrivendolo come “trattamento discriminatorio senza base razionale”.

Nonostante le decisioni divergenti, l’ultima sentenza di Tokyo ha affermato che la mancanza di tutele legali del Giappone per le famiglie dello stesso sesso ha violato i loro diritti umani e la costituzione giapponese. La questione, quindi, resta aperta.

Essere gay è illegale in 69 Paesi

Al mondo sono ancora 69 i Paesi in cui è esplicitamente vietato per legge essere gay e metà di questi sono Paesi africani. Il tema è tornato di attualità con i Mondiali in Qatar, Paese in cui In Qatar gli atti omosessuali tra maschi adulti sono illegali, mentre formalmente quelli tra donne non vengono proibiti, e in cui non vi è alcun riconoscimento giuridico per le coppie gay. Per questo alcune squadre europee avevano deciso di indossare la fascia da capitano con la scritta “One love”, cosa poi proibita dalla Fifa.

Qatar 2022, Neuendorf (Germania): "Su fascia One Love Fifa frustrante"

Negli ultimi anni qualche passo avanti è stato fatto. Nel febbraio del 2021, ad esempio, il presidente dell’Angola Joao Lourenco ha firmato un codice penale rivisto per consentire le relazioni tra persone dello stesso sesso e vietare la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Nel giugno del 2020, il Gabon ha revocato una legge che criminalizzava l’omosessualità e rendeva il sesso omosessuale punibile con sei mesi di carcere e una multa salata. Anche l’Alta corte del Botswana si è pronunciata a favore della depenalizzazione dell’omosessualità nel 2019 e negli ultimi anni il Mozambico e le Seychelles hanno abolito le leggi contro l’omosessualità. A Trinidad e Tobago, un tribunale nel 2018 ha stabilito che le leggi che vietano il sesso gay erano incostituzionali.

Di contro a livello globale 28 Paesi riconoscono i matrimoni tra persone dello stesso sesso e altri 34 prevedono un riconoscimento per le coppie dello stesso sesso. A dicembre 2020, 81 paesi avevano leggi contro la discriminazione sul posto di lavoro sulla base dell’orientamento sessuale. Vent’anni fa erano solo 15. Qualcosa si muove, ma le spinte reazionarie non mancano.

La mappa dei diritti degli Lgbtq+

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