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Un algoritmo per capello: l'idea vincente di una start up under 30

Grazie a intelligenza artificiale e machine learning, la cosmetica di frontiera punta su prodotti personalizzati uno a uno, realizzati just in time, senza magazzino e senza sprechi. E l'Italia è in prima fila.

di Camilla Dacrema

Irene Gullotta (28 anni) e Manuel Corona (34 anni), i fondatori di Shampora. ©Shampora

3' di lettura

Nella factory di Pomezia i bracci meccanici gialli dei robot Heisenberg procedono con movimenti costanti, precisi, prendono un flacone alla volta, vi stampano l'etichetta con gli ingredienti e il nome della persona a cui il prodotto è destinato. Spostandosi silenziosi tra gli scaffali li portano, via via, su un tavolo e li riempiono con il prodotto creato per la specifica esigenza di quella persona. Su un lato campeggiano i fusti blu con le materie prime, dalle quali si crea la base cosmetica che poi viene personalizzata, in tempo reale: potendo variare anche al millilitro il mix degli ingredienti, si arriva a oltre 6 milioni di combinazioni. Incontro qui, in mezzo a questi scaffali, Manuel Corona, 34 anni, una massa di lunghi capelli ricci e la serietà allegra di un'idea divenuta realtà: Shampora (si legge con l'accento sulla o), la startup che ha fondato insieme a Irene Gullotta (oggi 28 anni). Creano prodotti haircare one to one, attraverso algoritmi e machine learning. «Vedi, questi sono i flaconi pronti per essere spediti», mi dice indicando lo scaffale su cui leggo i nomi di Lia, Sara, Anna, Rita, le clienti che li riceveranno a casa nei prossimi giorni. «Shampora è nata nel 2018 e il 26 aprile ha compiuto 5 anni: secondo la legge italiana non è più una startup». In questi cinque anni, dopo l'iniziale investimento di 300mila euro con Luiss EnLabs, l'azienda ha raccolto tre milioni di euro da investitori quali Cdp Venture Capital Sgr, Italian Angels for Growth, Gisev Family Office, LVenture Group, Finbeauty, e ha servito un milione e mezzo di clienti, che si sono registrati al sito web rispondendo a un questionario sulle proprie esigenze. Attraverso l'analisi di oltre 100 data point, l'algoritmo di Shampora individua la miscela ideale, specifica per ciascuno, combinando in percentuali diverse gli ingredienti selezionati dal dipartimento scientifico. «La personalizzazione nasce per risolvere problemi», continua Manuel. «Questa è l'identità di Shampora. Vogliamo fornire soluzioni e chi ci sceglie lo apprezza, tant'è vero che un cliente su due si fidelizza. Nel tempo, abbiamo riformulato il questionario d'ingresso aumentando il numero delle domande per renderlo ancora più mirato». Per Irene l'avventura di Shampora è stata la prima esperienza professionale dopo la laurea, Manuel ha, invece, iniziato lavorando per alcune grandi aziende della cosmetica. Con i suoi capelli secchi e la pelle sensibile, intollerante alle fragranze, si è accorto presto che il mercato non soddisfaceva appieno i suoi bisogni. «La mia è la classica founder story: ho iniziato per risolvere un mio problema, poi gli amici hanno cominciato a chiedermi di creare uno shampoo su misura anche per loro». Dall'incontro con Irene Gullotta, che ha studiato i processi di iper personalizzazione nell'e-commerce, è nata l'idea di Shampora. Inizialmente basata su processi del tutto artigianali: all'inizio i flaconi venivano riempiti a mano. Il vero banco di prova è arrivato con il lockdown per la pandemia di Covid: «Le caratteristiche della nostra azienda ci consentivano di restare aperti. Poiché le persone non potevano uscire di casa, c'è stato un vero boom di richieste online. Abbiamo ricevuto oltre 40mila euro di richieste in un giorno: una quantità enorme per le nostre effettive capacità di evadere gli ordini. Tre mesi prima avremmo dovuto ricevere i macchinari per iniziare ad automatizzare alcuni processi, ma a causa del lockdown non erano arrivati, e così abbiamo continuato a riempire i flaconi a mano». Usciti dall'emergenza è cominciata la fase dell'industrializzazione e l'organizzazione dei dipartimenti ricerca e sviluppo, produzione, marketing. «I dati raccolti da un così grande numero di clienti ci permettono di migliorare costantemente la formulazione dei prodotti e con il machine learning lavoriamo sull'ottimizzazione». Inoltre, la formulazione del prodotto just in time è totalmente sostenibile in quanto permette di evitare gli sprechi: si produce soltanto ciò che viene acquistato. Un anno fa è nato anche Hair Box, l'abbonamento che permette di cambiare formula, prodotti e fragranza ogni 3 mesi, e che ha convinto in un anno oltre 40mila fedelissimi. I prossimi obiettivi? «Puntiamo a un milione di euro di revenues ricorrenti mensili entro il 2024. Nel 2021, il 15 per cento del fatturato veniva dall'estero. Oggi, per la nostra capacità produttiva, il 90 per cento del fatturato viene dall'Italia, con ordini organici giornalieri anche da Francia e Spagna, ma il nostro prossimo focus è il Regno Unito, mentre in futuro ci piacerebbe arrivare al mercato degli Stati Uniti». Idee chiare e una timeline precisa. Manuel lo ha detto fin da subito: i tempi da startup sono finiti.

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