Un giro nel mondo della moda più variopinta nel cuore di Lugano
Il negozio di Alma Veragouth, realizzato da Studiopepe, è una boutique che racconta la passione per il colore. Con tanto spazio riservato al Made in Italy.
di Lisa Corva
3' di lettura
Scoprire in un negozio il potere puro dei colori. Succede da Avart, a Lugano. Non solo perché la boutique, su due piani, è stata disegnata da Studiopepe, arredi compresi. Ma anche perché la proprietaria cerca nel mondo abiti, giacche, cappotti e accessori che abbiano forza cromatica. «Ho scelto due donne designer, Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto di Studiopepe a Milano, per progettare gli interni: ci siamo subito capite, hanno perfettamente interpretato il mio moodboard e la mia passione per i colori», racconta Alma Veragouth.
Che cosa si trova da Avart, per quest'inverno? «Ci sono alcuni brand italiani che considero molto interessanti per le linee pulite e le forme semplici. Mi piacciono gli abiti comodi e quotidiani di Apuntob (da 400 a 900 euro), i completi di Barena, che nasce nella laguna veneziana (da 400 a 800 euro), e la femminilità di forte_forte (da 300 a 800 euro). Ma io cerco ovunque nel mondo: e quindi propongo Cordera, brand fondato da due sorelle in Spagna (da 250 a 400 euro); da Londra, Studio Nicholson (da 300 a 800 euro); da Bruxelles, Sofie D’Hoore (da 400 a 900 euro); dall'Olanda, Humanoid (da 250 a 400 euro) e da Copenhagen i cappotti avvolgenti di By Malene Birger (da 400 a 900 euro). Contro il freddo, ogni stagione qui si trova un best seller, in colori diversi: la maglieriafuretto, leggera ma caldissima, dei giapponesi di Punto D'Oro (da 400 a 900 euro)».
Per quanto riguarda gli accessori, «mi piacciono molto le borse di Zilla (da 300 a 600 euro). A tracolla, a mano o pochette, tutte con effetto metallico e glitter, e colori dai nomi emozionali: ametista, acciaio, blu notte, fossile, titanio, cedro... Dietro c'è Sylvia Pichler: nata a Bolzano, ha studiato architettura, ma già a 14 anni cuciva le prime borse. Per realizzarle si è innamorata di materiali tecnici: soprattutto, come mi ha raccontato, le lamine in metallo e tutto ciò che brilla». Per le scarpe, la scelta è italiana, Officine Creative e Pellico (da 500 a 700 euro). «Ma anche le furlane-Tabi. Cioè le classiche calzature-pantofola della tradizione friulana, reinventate da Drogheria Crivellini secondo il modello giapponese (da 200 euro in su)». In più, le sciarpe-quadro parigine, in seta, di PierreLouis Mascia (da 300 a 500 euro), e i profumi di 19-69, dalla Svezia (da 190 euro).
Un giro del mondo che si spinge a Est, perché Alma viene dal Kazakistan: è lì, ad Almaty, la capitale, che ha conosciuto nel 1994 quello che sarebbe poi diventato suo marito. E che, con la sua azienda Veragouth e Xilema, eccellenza della falegnameria, ha contribuito alla realizzazione di elementi unici in legno all'interno dello store. «Ci sono molti bravi stilisti a Est in questi anni, soprattutto in Georgia: penso a Demna Gvasalia che ora è a Balenciaga. Io ho scelto un giovane brand interessante di Tbilisi, Materiel (da 400 a 700 euro)».
Tornando a Lugano, i luoghi del cuore di Alma sono tutti intorno al suo negozio. «Le vetrine accanto sono quelle di Mauri, un parrucchiere che è anche caffè e bistrot. Poi c'è Nordisk, con i suoi arredi design, soprattutto dal Nord Europa. E, di fronte alla mia boutique, un ristorante storico, il Bottegone, dove vado spesso a cena. Un mondo intero in una strada”.
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