Intervista a Luigi Nicolais

«Una vera rivoluzione partita dal basso: ora serve strategia politica»

Scienziato ed ex ministro dell'Innovazione è oggi alla guida di Materias, start up di alta tecnologia

di Vera Viola

Luigi Nicolais, ex ministro dell'innovazione. «Le start up a “profonda tecnologia” hanno alte potenzialità ma serve più capitale iniziale e tempi più lunghi sul mercato».

3' di lettura

«È una rivoluzione partita dal basso: nascono numerose imprese digitali e ad alta tecnologiasi in tutta Italia, anche al Sud. Ma manca ancora una chiara strategia politica che guardi alla ricerca come priorità per l’Italia e per il Mezzogiorno e valorizzi le potenzialità».

Luigi Nicolais, scienziato dal ricchissimo curriculum vitae, ex ministro, ex presidente del Cnr, oggi imprenditore di startup di successo, insiste su quella che è per lui una vecchia battaglia: far sì che nell’agenda politica la ricerca diventi una priorità. «L’arrivo di Gaetano Manfredi al ministero della Ricerca – dice Nicolais – è senza dubbio un segno di discontinuità. Rappresenta i rettori d’Italia: penso che la politica abbia fatto un passo indietro rispetto al tecnico per rilanciare il settore».

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Un segnale incoraggiante, quindi.
Molto. Ce ne sono anche altri: il presidente del Consiglio parla molto di ricerca. E soprattutto il richiamo del presidente della Repubblica a fine anno è stato molto forte.

Ci descrive la rivoluzione digitale di cui lei parla?
C’è grande vivacità e dinamismo. Voglio chiarire: esistono le startup digitali e quelle a profonda tecnologia. Si tratta di due universi entrambi innovativi, ma con caratteristiche diverse: le prime hanno bisogno di poco capitale, con faciltà entrano sul mercato, ma spesso la proprietà non è protetta e si registra una facile mortalità. Le seconde, ad alta tecnologia, hanno bisogno di più capitale iniziale, di tempi piu lunghi per arrivare al mercato, ma poi sono stabili e con alte potenzialità di successo.A Napoli e al Sud si stanno sviluppando entrambe, anche grazie alla presenza di Apple e di altre Academy.

Materias, la sua startup, punta sul secondo tipo. E pochi giorni fa Dompè è entrata nel capitale? 
Abbiamo cercato investitori pazienti: oggi i soci di Materias sono Dompè, Ibsa e un piccolo investitore inglese. Con Dompè, che ha conferito tre milioni di capitale, Materias acquista liquidità necessaria per continuare a selezionare idee e farne imprese, seguendole fino a superare la “valle della morte”.

Anche Etesias, figlia di Materias, sta ormai prendendo il largo.
È così: in questi giorni stiamo sottoscrivendo un accordo di collaborazione con Italcementi con l’obiettivo di arrivare presto anche alla costituzione di una società mista. Per ora fissiamo gli obiettivi di ricerca per quest’anno e cominciamo a cercare clienti interessati ad acquistare la licenza per l’utilizzo delle tecnologie. La società ha infatti messo a punto una tecnologia e un software per costruire una trave con stampa 3D: siamo stati tra i primi in Europa.

Erano previsti questi risultati in questi tempi?
I risultati sì, i tempi sono stati più rapidi del previsto. Ci siamo inseriti in un settore di nicchia ancora vuoto. Oggi Materias ha assunto dieci dottori di ricerca che costituiscono un nucleo molto forte. Forse siamo in Italia tra le società che hanno fatto più assunzioni qualificate.

In conclusione, qual è il suo auspicio per il 2020?
Che si decida di investire sui veri punti di forza dell’Italia soprattutto per far crescere il Sud: università, giovani,creatività dei ricercatori. La diffusione delle tecnologie ci offre l’occasione, le multinazionali che arrivano ci danno supporto. Lavoriamo in questa direzione. Ci vuole un sistema, con fondi pubblici e privati, che si muova nella stessa direzione per lo sviluppo dell’economia basata sulla conoscenza.

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