SBAGLIANDO SI IMPARA

Valicare il confine della nostra bolla per esplorare il vissuto altrui

Indispensabili modelli di intervento che promettono, interpretando lo spirito dei tempi e le esigenze delle persone, di dare loro supporto e direzione

di Gianluca Rizzi *

(AFP)

3' di lettura

Immaginate di essere al luna park: quasi certamente vedrete luci colorate, volti sorridenti, zucchero filato, attrazioni di ogni tipo tra cui montagne russe e casa degli specchi…e poi c’è lei, la giostra, sì proprio lei, quella iconica di ogni luna park, quella con cavalli e carrozze a cui tenersi forte mentre si gira in tondo. Ecco, quella giostra ha rappresentato negli ultimi mesi una metafora sufficientemente efficace (perlomeno per me) per raccontarmi e spiegare cosa l’emergenza pandemica ha significato per molti di noi. La giostra dunque come metafora della vita che, da essere perennemente in movimento e quindi sempre capace di darci adrenalina e slancio, all'improvviso si è fermata. Bruscamente. Lì per lì è stato quasi piacevole perché abbiamo potuto riprendere fiato; poi è subentrato il vuoto e soprattutto il senso di vertigine dato da quel vuoto.

Nel mio caso il senso di vertigine si è tradotto in dubbi e domande che hanno riguardato la mia professione ovvero quella del consulente (per il cambiamento culturale delle organizzazioni) e del formatore (sulle cosiddette soft skills). Se volessi dirla in modo semplice e diretto il mio obiettivo è quello di supportare le persone impegnate nelle grandi organizzazioni affinché siano, se possibile, più efficaci in quello che sono chiamate a fare e più soddisfatte del contributo portato.

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Sino al febbraio del 2020 tutto si è sempre svolto live; all’improvviso quel tutto è stato traslato nella relazione a distanza.La domanda delle domande per me, da allora, è sempre stata: come posso continuare ad essere di supporto nei confronti delle persone anche se non sono fisicamente con loro? Più in generale, la domanda è: cosa posso fare per continuare ad accompagnare efficacemente e piacevolmente (per loro) le persone in un percorso evolutivo e di crescita, a maggior ragione in questa fase storica di grande incertezza e destabilizzazione?

Nel mio peregrinare alla ricerca di questa risposta, mi sono imbattuto in una cosa che certamente mi ha molto colpito: ho visto fioccare intorno a me, dentro la mia bolla (virtuale ma non solo) tantissime risposte, molte delle quali anche interessanti, altre utili, altre ancora persino praticabili e sostenibili. Più in generale ho osservato il sollevarsi di un tourbillon di scuole di pensiero, correnti filosofiche e sociologiche, trend interpretativi e approcci possibili ai grandi fenomeni in atto in questa nostra epoca attuale.

E qui più nella fattispecie mi riferisco, tanto per fare degli esempi, al cosiddetto fenomeno della “great resignation” ovvero l’ondata di dimissioni da parte dei lavoratori che hanno sentito ad un certo punto la necessità di riflettere sulla propria esistenza (vi ricordate la vertigine data dal vuoto generato a sua volta dalla giostra ferma?); e poi ancora tutto lo stream di approfondimento e ricerca legato all’acronimo “yolo” (you only live once” ovvero si vive una volta sola!) e alla conseguente intensa, talvolta ossessiva ricerca della mission personale, altrimenti detta purpose.

Moltissima attenzione è stata data anche ai nuovi modelli di leadership da lanciare e perseguire nelle organizzazioni da un lato e ai nuovi assetti di organizzazione del lavoro e gestione del cosiddetto remote working (aspirante smart) dall’altra.In altri termini, è rapidamente partita la corsa alla raccolta dei dati utili per descrivere i fenomeni sociologici e psicologici in atto, alla successiva interpretazione di quegli stessi fenomeni, spesso ricondotti a teorie forse ancora deboli in virtù della loro recente concezione e infine alla proposta (ecco le risposte!) di modelli di intervento nelle organizzazioni che promettono, interpretando lo spirito dei tempi e presupponendo le esigenze delle persone, di dare loro supporto e direzione.

Se da un lato anche io con entusiasmo e dedizione perseguo questa strada di ricerca e individuazione/concezione delle proposte utili per continuare a fornire efficacemente supporto alle persone nelle organizzazioni travolte da questa rivoluzione ed evoluzione, dall’altro lato mi chiedo anche:

1) In che misura e con quale grado di approfondimento sono state esplorate, raccolte e analizzate le reali esigenze delle persone e, soprattutto, i loro punti di vista?
2) Quanto è alto il rischio di inciampare in una forma di paternalismo sterile e sordo, ovvero di pensare di sapere cosa sia meglio per gli altri?

Si tratta di un monito che ho rivolto a me stesso e che cerco di tradurre in un invito a valicare i confini della propria bolla virtuale e reale per avventurarsi nell’esplorazione dei molteplici vissuti che scaturiscono dal modo in cui le persone appartenenti a mondi completamente diversi dal nostro hanno fatto esperienza dello stravolgimento degli ultimi mesi.

* Partner di Newton S.p.A.

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