ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùGO EAST!

Vantaggi ed elementi da valutare quando si decide di diventare un Expat

Vale la pena di vincere le proprie paure ed inerzie personali per vivere un’esperienza unica (per tutta la famiglia...)

di Alfonso Emanuele de León *

(REUTERS)

5' di lettura

Con la riapertura della mobilità internazionale, e dopo oltre due anni di congelamento delle posizioni, tante multinazionali ed aziende italiane hanno incominciato a proporre ai propri manager distacchi in Paesi esteri. Per la mia famiglia, quando ci fu proposto il trasferimento a Hong Kong otto anni fa, fu un decisione importante sulla quale riflettemmo a lungo e che alla fine accettammo con grande entusiasmo. Per questo vorrei condividere la mia esperienza di essere un espatriato: i vantaggi, ma anche alcuni elementi fondamentali da tenere in considerazione prima di effettuare questa scelta. Partiamo dai vantaggi:

1) L’avventura. Se la vostra visione è che la vita sia un’avventura da abbracciare in ogni momento, essere un expat è la decisione che fa per voi. Non riesco nei dettagli a ricordare i risultati, le cifre ed i budget dei cinque anni passati in Asia, ma ricordo perfettamente le culture che ho incontrato, le discussioni culturali con i colleghi, i cibi esotici ed il profumo di ogni città. Essere un expat significa alzarsi dal letto ogni mattina con una carica di adrenalina e vestendosi ufficialmente con giacca e cravatta, ma mentalmente con i calzoni corti ed il cappello Panama dell’esploratore.

Loading...

2) Forse il regalo più grande per i propri figli. Se ancora piccoli (indicativamente fino alle fine delle scuole medie), offrire un’esperienza all'estero ai propri figli vuole dire fare loro il regalo più grande. È scontato il fatto che impareranno una o due lingue in più, ma soprattutto significa regalare loro un’apertura mentale. Probabilmente in una classe di 20-25 studenti i vostri figli troveranno altrettante nazionalità (tanti bambini anche con due differenti), diverse religioni. Sfido qualsiasi blasonata scuola privata ad offrire questo in Italia. E significa regalare loro un network di amici, viaggi ed opportunità lavorative in giro per il mondo nel futuro.

3) Costruire un bagaglio personale di conoscenza di diverse culture. Che si guardi dal punto di vista delle culture manageriali, o anche semplicemente della culturale personali, viaggiare in questi Paesi costituisce un asset enorme e molto ricercato dalle aziende per gli headquarter, un ottimo biglietto da visita per il proprio curriculum al ritorno in Italia al termine dell’esperienza come expat. E non da meno vi servirà per conoscere la vostra cultura di origine. Andare a vivere all’estero è come avere uno specchio puntato su sé stessi e sulla cultura nella quale si è cresciuti.

4) Viaggi. Se la destinazione è remota, diventa una base di lancio per esplorare più volte Paesi che a malapena si riuscirebbe a visitare nel corso di una vita. L’esempio che mi piace sempre fare è la magnifica Nuova Zelanda, quasi inaccessibile dall’Italia (dista all’incirca 24 ore di volo) che con la mia famiglia abbiamo avuto la fortuna di visitare ben due volte. E quando si vive all’estero si viene subito presi dalla sindrome della “bucket list”. Presto confrontandovi con altri expat farete la lista delle destinazioni assolutamente da visitare prima di andare via, e presto vi metterete al lavoro per visitarle alla prima occasione.

5) Lasciarsi andare. Non è detto che sia così in tutte le destinazioni, a me però è andata così e mi fa piacere condividerlo. Venendo da un Paese (Italia) e da una città (Milano) piuttosto “impostati”, ci si aspetterebbe che nel contesto di espatriato il livello di rigidità e di “impostazione” aumenti. Esattamente il contrario. Vivendo all’estero tra i vari Managing Directors e Vice President si crea un network di supporto e di aiuto ad affrontare le piccole difficoltà quotidiane che è sorprendentemente informale e rilassato. E tornando in Italia risulta impossibile tornare ai vecchi schemi.

Se questi sono a mio avviso i vantaggi di essere un expat, attenzione però ad alcuni elementi fondamentali da tenere in considerazione prima di prendere la decisione:

1) Make it a family decision, not yours. La verità è che avrete successo nel vostro assignment solo ed esclusivamente se il resto della famiglia si troverà bene. Assecondare le loro esigenze ed aspirazioni sarà l’elemento critico che determinerà la vostra permanenza nel lavoro e nel Paese. Quindi discuterne approfonditamente in famiglia prima, ascoltare bene i pro e i contro, valutare le esigenze di ognuno prima di compiere la scelta definitiva e partire.

2) Accettare l’assignment in un luogo che è in linea con il proprio lifestyle desiderato. Andare in Arabia Saudita dove si vive rinchiusi in un compound lussuoso può essere molto agevole, ma non è compatibile se il proprio compagno/compagna desidera vivere in una città dove possa camminare liberamente. Viceversa Taipei è una città libera e tranquilla, ma se il vostro “significant other” ama il lusso conviene scegliere destinazioni in Paesi meno sviluppati dove gli expat godono realmente di una vita privilegiata.

3) Third culture kids. ’'è un bellissimo libro con questo titolo che ne parla. Essere consapevoli che i vostri figli non apparterranno più interamente né alla cultura italiana, né a quella del Paese dove andrete a vivere. Saranno un ibrido e si creeranno una terza cultura tutta loro, sintesi delle due. Questo significa che si troveranno bene dappertutto e mai a realmente casa da nessuna parte. È il prezzo da pagare per essere divenuti dei cittadini globali.

4) Health Benefits. Consiglio pragmatico ma molto importante. Guardare con grande attenzione i dettagli della polizza medica offerta all’estero prima di partire. Copre incidenti in viaggio? Copre operazioni anche costose all’estero? Copre un parto in clinica privata all’estero? Noi siamo abituati ad una sanità pubblica che nonostante tutti i suoi evidenti limiti è gratuita e rimane sempre tra le migliori al mondo. Nella maggior parte dei Paesi esteri extra Ue (compresi gli Stati Uniti) non è così ed è molto costosa. Normalmente le polizze offerte agli expat sono molto generose e comprensive, ma conviene sempre leggerle con attenzione ed eventualmente negoziare delle integrazioni.

5) Attenzione ai dettagli del contratto di lavoro. Fare visionare ad un esperto di diritto del lavoro i termini ed il contratto che vi viene proposto prima di sottoscriverlo. Verrete “distaccati”? Per quanto tempo? Cosa succede allo scadere del periodo se non vi è un posto idoneo al vostro ritorno? Oppure l’azienda vi propone di licenziarvi in Italia per essere assunti localmente con delle garanzie di diritto del lavoro molto inferiori a quelle italiane?

Investire qualche centinaio di euro nel consiglio di un esperto è fondamentale per capire lo scenario che vi si prospetta al termine del periodo all’estero. Ma anche al netto di questi aspetti delicati il mio consiglio, dipendendo dalla location che vi viene proposta, è di considerare seriamente questa esperienza, vincendo anche le proprie paure ed inerzie personali, perché essere un espatriato è davvero un’esperienza unica ed ormai sempre più in via di estinzione.

* Partner presso FA Hong Kong Consulting


Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti