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Verso Tilos, la piccola isola che sa fermare il tempo

Fra Rodi e Kos, questa terra vanta una natura incontaminata e tanti primati green: tutto grazie a una sindaca filosofa e molto pragmatica

di Maria Luisa Colledani

4' di lettura

Spíridon è il giovane papás che ogni giorno, puntuale, alle 12, sale in auto per andare ad aprire il monastero di Moní Ágios Panteleímon, il luogo più sacro di Tilos, isola del Dodecaneso meridionale. A un palmo dal cielo, l’edificio dedicato a Pantaleone di Nicomedia, medico e martire, appare come una magnifica matrona tra rocce monumentali e acqua di fonte. Costruito sui resti di una basilica paleocristiana, fu voluto nel XV secolo dal monaco Jonah da Creta, sopravvissuto a una tempesta e rappresentato in un prezioso affresco bizantino nel katholikón: «In queste settimane i pellegrini sono centinaia e vengono a pregare e a cercare il silenzio – spiega Spíridon, ieratico nella sua barba d’ordinanza –. D’inverno, l’isola è tempio dello Spirito e del vento, perfetta per studiare e meditare».

Bel vivere e buon cibo

Per la verità, per chi cerca pace quest’isola piccolina - solo 63 chilometri quadrati e 500 abitanti, stretta fra due colossi del turismo quali Rodi e Kos - è sinonimo di bel vivere e buon cibo anche nell’assolato meriggiare estivo: «Il nostro sforzo – dice Michalis Panidis, l’unico fornaio dell’isola – è di farvi star bene e di farvi tornare». Non è difficile in questa immortale nudità della Grecia. Tutto inizia a Livádia, case imbiancate a calce, il porto e una baia immensa e cristallina, pronta per il primo bagno o la prima moussaká. Quella di Dimos alla taverna Faros, in fondo al paese, è tra le migliori del Dodecaneso, saporita e leggera: «Il segreto è presto detto – confida, orgoglioso –: le melanzane, una volta fritte, vanno lasciate riposare per 3-4 ore sulla carta assorbente, così niente olio e gusto garantito».

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Semplice a dirsi, come la purezza di questi orizzonti, creati dal mito. Tilos, figlio di Alia e Apollo, si era recato sull’isola per raccogliere erbe medicali per la madre malata e, dopo la sua guarigione, aveva espresso gratitudine con un santuario in onore di Apollo e Poseidone. Ancor oggi l’isola è un trionfo di erbe aromatiche, come il profumatissimo throubi, qualcosa fra timo e origano, e una riserva per uccelli rari, fra cui l’aquila di Bonelli o il falco eleonorae.

Isola molto «green»

Una natura benedetta, preservata nei decenni anche grazie a una storica sensibilità ambientale: Tilos era stata una delle prime isole greche a bandire la caccia già a fine anni 80. E di primati ne ha numerosi: prima isola nel 2008 a celebrare matrimoni fra coppie omosessuali (alla faccia della decantata Mykonos) e, oggi, prima isola autosufficiente per l’energia e in grado di riciclare ogni rifiuto. Un percorso lungo decenni verso la sostenibilità: «Ereditiamo la capacità visionaria di chi mi ha preceduta, il sindaco Tacos Aliferis (suo cognato, ndr)», esordisce Maria Kamma-Aliferi, sindaca-filosofa dal 2012 e rieletta sempre con percentuali bulgare. Poi, tantissimo, è stato fatto sotto la sua guida: Tilos è la prima isola dell’Europa meridionale ad avere una centrale ibrida con accumulo di batterie, grazie a 11 milioni di euro del Fondo Ue Horizon 2020 (83 candidati, e Tilos ottiene il finanziamento) e con la collaborazione degli ingegneri dell’Università dell’Attica occidentale (UniWa).

Kamma, la sindaca-filosofa

Una turbina eolica – una sola – e un piccolo parco solare hanno garantito la fine dei black-out e della dipendenza dalla centrale elettrica alimentata a gasolio di Kos. Ogni piccolo danneggiamento significava restare ore senza corrente. Un successo, come pure il progetto del riciclo dei rifiuti tanto che, in primavera, l’isola ha ricevuto da Mission Zero Academy il certificato di municipalità “Zero waste”, unica in Grecia. Per essere nella Grecia profonda, molto più di un traguardo: «L’importante – dice la sindaca, pragmatica e sognatrice, nel suo ufficio tappezzato di premi, quasi fosse il medagliere di un atleta – è condividere i progetti e coinvolgere tutti, dai bambini agli anziani. Se tutti sono parte del progetto, contribuiscono e i risultati arrivano. Viviamo in una terra che, con le sue risorse, può essere autosufficiente, basta saperle usare, come l’acqua, su cui lavoriamo ora perché non possiamo permetterci che vada persa. Per un buon vivere bisogna offrire servizi e, a fine mandato, vorrei che l’isola avesse mille abitanti stanziali». Nelle parole di Maria Kamma, il termine più frequente è κόσμος (kósmos), il mondo, che condivide la radice con il verbo κομίζω (komízo), prendersi cura. Il mondo come ciò per cui avere attenzione, ben più di un manifesto a difesa della terra.

Spiagge e sentieri

Tilos, dove nel 2017 gli U2 ambientarono il video di You’re the best thing about me, è ancora un paradiso, erede di valori antichi e di rispetto: la lunga spiaggia di Éristos è blu per sempre, quella di Pláka un acquario con delfini, foche monache e tartarughe marine, e quella di Skáfi, una piscina privata in cui arrivare a piedi e in cui trovare il cane Kyros, felice anche lui del mare, con i suoi padroni, Giulio e Giovanna, anime squisite. Anche i sentieri, circa una cinquantina di chilometri, sono occasione per raggiungere Mikró Chorió, villaggio abbandonato a fine anni 40, teatro di fantasmi e capre, o il turchese della spiaggia di Lethrá, o Megálo Chorió, il cuore dell’isola dominata dal Castello dei cavalieri. E non dimenticate il Museo degli elefanti. Sì, gli elefanti nel mezzo dell’Egeo. Maria Lardopoulos vi farà da guida fidata fra i reperti trovati a partire dagli anni 70 nella grotta di Charkadio: sono elefanti nani (120-150 cm, Elephas Tiliensis), arrivati sull’isola 50mila anni fa ed estinti verso il 4mila a.C., forse per ragioni climatiche (è il periodo dell’eruzione del vulcano di Santorini).

È ora di tornare verso Livádia, magari per una cena da Gorgona, dove il pesce alla griglia è una garanzia, o per acquistare il biglietto del traghetto di ritorno. All’agenzia Stefanakis lavora Stella, laurea in Linguistica e un grande amore per l’italiano. Le regaliamo l’Estate di Salvatore Quasimodo e lei ci saluta con il Sogno di un pomeriggio estivo di Yannis Ritsos in una busta: «Siamo saliti sulle ali di una rondine per cogliere fiori dal cielo. / Non ha la brezza estiva alcun mistero per noi che camminiamo nell’erba / e parliamo alle cicale la lingua del sole», e nel sole tutto troviamo.

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