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Vertice Ue: dalle auto green ai migranti, cosa ha ottenuto l’Italia (e cosa no)

Meloni si dice «soddisfatta» sul tema migranti ma le conclusioni non segnano alcun passo in avanti. I vantaggi dal disgelo con Macron

Consiglio europeo, von der Leyen saluta Meloni con un abbraccio

3' di lettura

Il vertice europeo dei Ventisette che si chiude oggi va considerato il primo tempo di una partita che si concluderà a fine giugno, con la possibilità di un summit straordinario a maggio. Ma un primo bilancio per l’Italia è già possibile sugli obiettivi che la premier italiana Giorgia Meloni si era posta arrivando a Bruxelles: mantenere il punto sulla transizione green, difendersi dai falchi sulla riforma del Patto di Stabilità (che sarà partorita solo ad aprile) e imporre la battaglia sui migranti.

Migranti: nessuna svolta

Il tema migranti, al centro del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio, era marginale nell’agenda del nuovo vertice ma ha finito comunque per emergere. «Sui migranti mi aspetto passi avanti dall’Ue ma posso dire di essere soddisfatta della bozza di conclusioni», ha detto Meloni che ha rilanciato l’allarme sulla Tunisia, paese in grave crisi economica che attende il via libera al programma di prestito da 1,9 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale: «Se la Tunisia crolla del tutto si rischia una catastrofe umanità, con 900mila rifugiati» ha avvertito.

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Il premier italiano auspicava segnali dal Consiglio europeo per una gestione effettivamente comunitaria della questione migratoria, soprattutto dopo la lettera inviata da Ursula von der Leyen ai leader dei 27 in vista dell’appuntamento in cui la presidente della Commissione Ue sollecitava «un approccio europeo e bilanciato» sul tema. Il governo italiano ha registrato con soddisfazione il riferimento di von der Leyen all’«esperienza estremamente positiva dell’Italia con i corridoi umanitari». Ma le conclusioni molte stringate («il Consiglio europeo chiede una rapida attuazione di tutti i punti concordati» nel piano del 9 febbraio), in realtà, non segnano una svolta. Ribadiscono la necessità di una rapida attuazione del Piano d’azione della Commissione. Se ne riparlerà a giugno.

Patto di stabilità: tensione con i “frugali”

L’altra partita è quella sulla riforma del Patto di stabilità e crescita (la proposta legislativa della Commissione europea arriverà «presto», ha detto il commissario Paolo Gentiloni). Meloni ha ribadito la linea italiana: «Oggi a tutti sono chiesti importanti investimenti per la transizione ecologica, digitale, per le catene di approvvigionamento strategiche. Non si può pensare che gli investimenti necessari a rendere competitivo il nostro sistema non siano tenuti in considerazione nella governance».

L’idea è quella di una “golden rule” nel nuovo Patto per le risorse spese nella transizione (e forse anche per la difesa) o di una flessibilità maggiore per quei Paesi con elevato debito ed esiguo spazio fiscale nel percorso di rientro (per esempio su sette anni anziché quattro). «L’Ue impari dai suoi errori», è stato il monito di Meloni rivolto ai Paesi cosiddetti “frugali” (con Germania e Olanda in testa) che chiedono invece parametri più rigidi per tutti. L’emergere della tensione è dietro l’angolo. Ma il vertice non ha segnato alcun passo in avanti del dossier.

Sulle auto Roma scontenta

C’è poi il dossier sullo stop ai motori termici dal 2035. Il muro tedesco non è più invalicabile dopo che l’Ue ha recapitato al Bundeskanzler Olaf Scholz una proposta sull’inserimento dei motori alimentati a carburanti sintetici. Un compromesso da perfezionare nei prossimi giorni ma “svantaggioso” per Roma, che da settimane invoca il nullaosta anche per i biocarburanti con una linea che la premier Meloni ha voluto esprimere direttamente a von der Leyen. Con l’Italia, impegnati a salvare i biocarburanti, ci sono anche Polonia, Repubblica e ceca e Bulgaria, alleate di una coalizione ostile anche ai nuovi standard Euro7. Tutte in una minoranza senza più possibilità di bloccare la ratifica finale dei Ventisette.

La ricucitura con la Francia

Certamente positivo per la premier italiana il disgelo con il presidente francese Emmanuel Macron: il primo incontro ufficiale dopo i due colloqui informali di Roma e Sharm el Sheikh è servito per sciogliere tensioni e incomprensioni. Sulla riforma del Patto di Stabilità e la battaglia sui migranti la sponda di Parigi, per l’Italia, è imprescindibile. Una mossa utile anche per Macron che a sua volta ha bisogno di sostegno sui suoi temi europei: il nucleare, la risposta comune alle migrazioni, un fondo ad hoc per le tecnologie pulite e il rilancio della competitività dell’Unione.

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