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Vino dell’Etna, si sperimenta l’affinamento in fondo al mare

Iniziativa nel mare dell’area marina protetta Isola dei Ciclopi della startup innovativa Orygini. Coinvolte le cantine Benanti e Passopisciaro

di Nino Amadore

2' di lettura

Il vino dell’Etna e il gin affinati in fondo al mare, a 50 metri di profondità nelle acque cristalline dell’Area marina protetta dell’Isola dei Ciclopi. È l’esperimento portato avanti dalla start-up innovativa Orygini, fondata da tre giovani amici (Giuseppe Leone, Riccardo Peligra e Luca Catania). «Con Orygini riportiamo il vino dell'Etna alle sue origini – affermano i tre fondatori del marchio –. Il vulcano Etna è infatti un vulcano di origini marine. Si è formato nell'era Quaternaria, periodo preistorico in cui la Piana di Catania non esisteva ed era occupata da un largo golfo. Solo a seguito di grandi eruzioni marine, il golfo si è colmato fino a formare il basamento del vulcano, che eruzione dopo eruzione ha raggiunto una vetta di 3.290 metri. Il logo Orygini è un simbolo ancestrale, circolare, simboleggia l'evoluzione della circolarità della vita; la parte incava rappresenta il ventre della terra e lo stesso mare. Ogni bottiglia affinata in mare avrà un packaging dedicato in co-marketing con l'azienda».

Le cantine coinvolte

Gli imprenditori hanno incassato la fiducia e il supporto di due delle cantine più rappresentative del vino etneo di qualità: la cantina Benanti fondata dal cavaliere Giuseppe Benanti e oggi gestita dai figli Antonio e Salvino, e la cantina Passopisciaro, fondata dal produttore toscano, recentemente scomparso, Andrea Franchetti, e oggi guidata dal figlio Benjamin Franchetti. Saranno affinate complessivamente 2.000 bottiglie di Etna Doc Rosso ed Etna doc Bianco. Con esse, anche l'affinamento di un distillato, il primo gin dell'Etna, Volcano Gin (200 bottiglie).

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Monitoraggio con la tecnologia blockchain

Oggi i vini vengono invecchiati sott’acqua in Francia, Italia, Grecia, Spagna, Stati Uniti, Cile, Sudafrica, Australia e diversi altri paesi. Nel corso della sperimentazione sarà esaminata l'evoluzione dei vini in affinamento durante, e non dopo, la loro permanenza sott’acqua, attraverso l'analisi di campioni prelevati da sommozzatori specializzati (operatori tecnici subacquei – OTS) che scenderanno nelle profondità del mare, mese dopo mese. La vita di ciascuna bottiglia sarà monitorata e registrata digitalmente con la tecnologia blockchain, che traccerà la sua carta di identità digitale: il numero di serie racconterà ogni cosa, dalla data di vendemmia e di raccolta delle uve in poi.

La sfida della sostenibilità

«Importante – spiegano i tre fondatori di Orygini – è l'impatto positivo sulla sostenibilità ambientale. Il cantinamento in mare favorisce il risparmio energetico perché crea un ambiente naturalmente refrigerato per le bottiglie. Non è, quindi, necessario regolare la temperatura e l'umidità con climatizzatori, né creare cantine isolate termicamente, con un notevole risparmio energetico e logistico. Secondo uno studio di Life Cycle Engineering, nella fase di cantinamento per ogni bottiglia da 0,75centilitri vengono consumati circa 0,68 chilogrammi di CO2.
Grazie alle temperature ideali e costanti dei fondali a 50 metri sotto il livello del mare, si risparmierebbero quindi circa 68 chilogrammi di CO2 per 1.000 bottiglie immerse. Si ipotizza infine un'accelerazione dei tempi di maturazione e, se così fosse, il risvolto sarebbe di notevole impatto economico per il mercato dei vini etnei, vini di nicchia che hanno bisogno di molto tempo prima di essere immessi sul mercato mondiale».

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