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Voyager Space e Airbus creano jointventure per nuova stazione spaziale Starlab

La partnership riunirà «leader di livello mondiale nel settore spaziale e unirà ulteriormente gli interessi americani ed europei nell’esplorazione»

di Leopoldo Benacchio

3' di lettura

Una pedina importante è entrata nella sempre più affollata scacchiera della Space economy mondiale. Si tratta del collaborazione, sancita definitivamente in una conferenza stampa tenutasi ieri a Denver tra l'americana Voyager Space e l'Airbus Defence and Space, divisione del colosso aerospaziale europeo Airbus Group, nato nel 2014 con sede in Germania: insieme costruiranno Starlab, stazione spaziale commerciale privata prevista per il lancio nel 2028.

E' una partnership importante sotto vari aspetti: tecnologici, strutturali e geopolitici ed è un punto di arrivo, dato che il progetto per Starlab è in studio e sviluppo già da tempo presso Voyager Space, che nel 2021 ha ricevuto un finanziamento di 160 milioni di dollari da Nasa.

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Starlab sarà lanciata nel 2028, è e resterà privata ma a disposizione di Nasa e altre Agenzie spaziali, quella europea Esa in primis, o Enti di ricerca, divenendo quindi , nei prossimi anni, un ulteriore strumento, ma anche simbolo della collaborazione continua fra Europa ed Usa in campo spaziale.

Della partita anche Nanoracks, americana con una branca importante aperta in Europa, società che ha nel curriculum più di un decennio di esperienza in ricerca spaziale e nella gestione di esperimenti commerciali a bordo dell'ISS, ad iniziare dall'installazione di una grande camera di equilibrio a bordo della Stazione spaziale internazionale, Iss, chiamata Bishop. Voyager Space è anche azionista di Nanoracks, e con questo il cerchio si chiude.

Starlab è più piccola della Iss , in dimensione, ma con una superficie interna utilizzabile simile, dato che è molto più larga, Starlab orbiterà attorno alla Terra in orbita bassa, fra 300 e 1000 chilometri. Di fatto diventerà un laboratorio a disposizione di chi vorrà usarlo, sostanzialmente per studi, esperimenti e produzioni che richiedano la microgravità che si sperimenta oggi solo nella Stazione spaziale internazionale.

Questo è anche un altro snodo importante di politica spaziale: Starlab sarà privato e verrà affittato alle agenzie spaziali, oggi proprietarie della magnifica Iss, che ha fatto il suo tempo e verrà deorbitata nel 2030. Nasa quindi fa un altro passo avanti verso l'utilizzo di facilities private come cliente, come ha fatto per i lanciatori, oramai saldamente in mano a SpaceX quasi in monopolio. Se questo non ci stupisce quindi, l’atteggiamento dell'Agenzia spaziale europea, Esa, cambia con questo accordo in modo completo ruotando di 180 gradi, anche noi europei compreremo servizi da privati, e servizi di altissimo livello tecnologico. Un punto critico per noi da osservare nel suo sviluppo con molta attenzione.

Questa della costruzione di una stazione spaziale alternativa, o successiva più propriamente, della ISS è in effetti una corsa a chi arriva prima poco evidente, ma importante e viene considerata una mossa strategica per il futuro del controllo dello spazio.

Anche Axiom, società americana fondata pochi anni fa, 2016, è molto avanti nello sviluppo della sua stazione spaziale, i cui pezzi, chiamiamoli così, vengono provati attaccandoli direttamente alla Iss, cosa che avverrà per esempio anche a ottobre di quest'anno, fino a che l'intera stazione spaziale Axiom entrerà nella sua orbita da sola con tutti i suoi componenti collaudati. Per noi italiani è importante, come ha ricordato recentemente il ministro Urso, dato che Axiom si serve molto della collaborazione con Thales Alenia SPace, che della Stazione spaziale internazionale in questi ultimi 30 anni ha costruito gran parte, il 50% circa, della superficie utile della stazione stessa, sviluppando un'esperienza davvero unica in questo super specializzato settore.

Ma Starlab e Axiom non sono le uniche due , c'è anche Jeff Bezos che con la sua compagnia spaziale Blue Origin, assieme alla Sierra Space , Boeing e altri partecipa al gioco,e ha ricevuto un finanziamento di 130 milioni di dollari sempre da Nasa, apparentemente i lavori sono più indietro rispetto agli altri due attori. Sullo sfondo poi c'è la questione Luna: si prevede infatti nel progetto Artemis che in orbita cislunare ci sarà una stazione spaziale importante per ospitare gli astronauti nei loro viaggi per e dalla Luna.

Cosa faranno queste nuove stazioni spaziali, c'è da chiedersi giustamente. Mentre Starlab assicura che non si dedicherà al turismo spaziale, in gran voga come argomento mesi fa, non è chiarissimo lo scopo per esempio di Blue Origin , di Bezos, notoriamente persona orientata al business. Quel che di sicuro cambierà è l'atteggiamento di fondo verso questo gioielli della tecnologia odierna: non sono più costruiti con soldi pubblici, cosa che frenava non poco la fantasia sul loro possibile utilizzo, che ora forse può liberarsi con meno remore morali, ma qui non si può fare altro che aspettare per vedere.

Quel che, comunque, è sempre più evidente è che quel che si rivende, oggi, nella space economy, è l'esperienza pregressa e la capacità di fare.

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