Wartsila prende ancora tempo sulla reindustrializzazione
L’incontro al Mimit non fa registrare sostanziali passi avanti: i soggetti interessati non sono ancora pronti a presentare piani concreti. L’azienda chiede un mese di tempo ancora
di Cristina Casadei
I punti chiave
3' di lettura
La vertenza Wartsila non fa passi avanti. Nell’incontro al Mimit, il ministero delle imprese e del made in Italy, con i sindacati e le istituzioni locali, si è svolto un nuovo incontro interlocutorio da cui non è emersa nessuna proposta ufficiale. L’incontro era stato convocato per discutere le dichiarazioni di interesse per rilevare l’impianto di Trieste, ma l’azienda ha chiesto ancora un mese di tempo per approfondire i piani industriali che ancora non hanno tutti lo stesso livello di dettaglio, in modo tale da poterli valutare sullo stesso piano. Le tre proposte che sarebbero arrivate sul tavolo dell’azienda sono quelle di Christof, H2Energy e Mitsubishi/Rheinmetall.
Niente ammortizzatori sociali senza piano
Il nuovo incontro è stato convocato per il 5 maggio ma tra le imprese non si nasconde che ci sono aspettative di trovare soluzioni in tempi più rapidi di quelli che sembrano prospettarsi. Così Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, spiega che «siamo fiduciosi anche se ci aspettavamo di entrare nel merito, ma c’è bisogno di tempo per far bene le cose: dunque se c’è bisogno di più tempo per vagliare nel dettaglio le proposte, l’azienda se lo prenda». Intanto, però, «la situazione resta ferma, non ci saranno ammortizzatori sociali né altro».
Preoccupazione tra i sindacati
Tra i sindacati l’allungamento dei tempi crea qualche preoccupazione. I coordinatori nazionali di Fim, Fiom, Uilm, Massimiliano Nobis, Luca Trevisan e Guglielmo Gambardella, in una nota congiunta, spiegano che «l’incontro al Mimit è stato deludente visto che la multinazionale Wartsila non ha adempiuto agli impegni presi e non ha presentato nessun progetto di reindustrializzazione su cui avviare una trattativa per dare continuità produttiva ed occupazionale al sito di Bagnoli». I sindacati chiedono così al Governo «di utilizzare tutte le leve e prerogative di cui dispone per favorire la reindustrializzazione, considerando inaccettabili eventuali comportamenti notarili da parte del Governo». In ogni caso si dicono «indisponibili a sottoscrivere accordi su ammortizzatori sociali in assenza di credibili progetti finalizzati a salvaguardare l’occupazione, diretta e degli appalti, e garantire la continuità produttiva del sito». E dicono che valuteranno eventuali mobilitazioni a sostegno della vertenza.
Malumori tra i politici
Malumori tra i politici. Il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga dice che «l’incontro odierno non può essere giudicato positivamente perché era stato convocato per esaminare le proposte che avrebbero dovuto pervenire a Wärtsilä entro il 14 aprile, ma non ci sono state proposte da considerare. Nel corso della riunione è però emerso un elemento positivo, ovvero che l’azienda ha confermato l’attualità dell’interesse di almeno tre soggetti e significativi passi avanti nella elaborazione delle proposte». Le tre proposte sarebbero quelle messe in campo nei giorni scorsi da Christof, H2Energy e Mitsubishi/Rheinmetall. Il Presidente della Commissione Lavoro pubblico e privato, l’onorevole Walter Rizzetto (FdI) ricorda che «il buon nome di un’azienda si certifica anche rispetto alle azioni che deve necessariamente compiere a tutela sociale del livello occupazionale, anche perché non sono stati i lavoratori a decidere di andare via. Condividere le decisioni del piano industriale e di rilancio è un passaggio necessario». Per la deputata del Pd, Debora Serracchiani ci sono «delusione e preoccupazione crescenti che scaturiscono da questo tavolo che non produce ancora nulla se non un altro rinvio. Diventa francamente indecifrabile l’atteggiamento di Wartsila che viene ai tavoli senza portare elementi nuovi e che continua a proporre l’attivazione di ammortizzatori sociali. Il Governo e la Regione devono assumere una postura più autorevole nei confronti della proprietà, che sembra dettare l’agenda senza vera considerazione per la continuità produttiva e occupazionale. Sicuramente alzeremo il livello della vigilanza e della pressione».
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