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Yunus ai giovani: siete la generazione più potente. Temi e protagonisti della giornata di chiusura del festival

Focus anche sul rapporto tra Italia e Ue, a cominciare da modifiche al Pnrr e ratifica del Mes. Sullo sfondo, il dibattito sulla strategia della Bce per affrontare la corsa dei prezzi

di Andrea Carli e Luca Salvioli

Yunus: I giovani hanno in mano il potere di cambiare il mondo

5' di lettura

Un filo rosso che si dipana dagli effetti economici e geopolitici della crisi in Ucraina alla stretta monetaria della Bce in funzione anti inflazione, dalla lotta al cambiamento climatico all’auto ecologica, dalle strategie di gestione dei flussi migratori alle riforme, fino al rapporto tra Italia e Ue, a cominciare da due capitoli di stretta attualità: l’adesione al Meccanismo europeo di stabilità e la trattativa con Bruxelles sul Pnrr. Sulla scia delle giornate precedenti, anche quella conclusiva del Festival dell’Economia di Trento ha fornito occasioni di approfondimento, dialogo e riflessione. E spunti a 360 gradi.

Durante l’evento conclusivo sono state comunicate le date dell’anno prossimo: il festival dell’economia si terrà dal 23 al 26 maggio 2024.

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La sfida del clima e il messaggio ai giovani

Un “dossier forte” emerso nell’ultima giornata del Festival è quello del cambiamento climatico. Un problema pressante e crescente a livello globale. Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006 e fondatore di Grameen Bank, ha lanciato un messaggio chiaro; senza un’azione rapida, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.

«Stiamo percorrendo una via suicida, saremo presto estinti come i dinosauri se andremo avanti su questa strada. È un fatto scientifico - ha aggiunto -; la temperatura globale diventa sempre più alta e il cambiamento climatico è una realtà. Se ne parla molto, ma le parole non risolvono il problema, solo le azioni possono cambiare le cose».

Secondo Yunus, «bisogna sperimentare nuove strade, avere nuove idee, perché percorrendo le vie vecchie non si raggiungono nuove destinazioni. Dobbiamo creare una nuova civilizzazione, portare con noi quello che funziona e lasciare indietro quello che non funziona, trasformando il mondo in cui viviamo e cercando di rendere il mondo un posto migliore».

E ai giovani: «Io sono un ottimista compulsivo, è l'unica direzione in cui va la mia mente, penso che per l'essere umano nulla sia impossibile e quando decide di fare qualcosa, può farlo. La mia speranza è legata alle giovani generazioni, non perché sono giovani e promettenti, ma perché sono la generazione più potente in tutta la storia».

I giovani di oggi «non sono più intelligenti e più creativi delle generazioni precedenti, ma sono più fortunati perché sono nati avendo a disposizione le tecnologie più potenti e le possono utilizzare, il cambiamento tecnologico è velocissimo e fa balzi in avanti», ha detto Yunus.

«Quello che dovete fare – ha spiegato rivolgendosi ai numerosissimi giovani in platea, che lo hanno accolto con applausi a scena aperta – è capire cosa fare con questo potere, avete la lampada di Aladino in mano e non l'avete ancora sperimentata: prima di toccarla, dovete capire cosa chiedere, con la differenza che il genio nella lampada siete voi stessi».

Il conflitto in Ucraina

Il premio Nobel ha parlato anche della crisi in Ucraina. «Diciamo che non vogliamo i conflitti, ma destiniamo i nostri soldi alle armi e alla guerra», ha ricordato.

Su questo argomento è intervenuto anche un altro Premio Nobel per la pace : Lech Wałęsa. Il leader di Solidarność, il sindacato libero sorto nel 1980 nella Polonia comunista, ha illustrato il suo punto di vista sulla drammatica crisi ucraina.

«Noi polacchi siamo rifugiati nella Ue e se non fossimo lì la guerra sarebbe in corso anche in Polonia - ha confidato alla platea del Teatro sociale -. Noi sosteniamo al massimo l’Ucraina e vogliamo una volta per tutte mettere a posto la Russia che ha un sistema politico sbagliato. Se il presidente avesse da onorare due mandati quinquennali e niente più non ci sarebbe stato Stalin né Putin, non ci sarebbero malfattori. Dobbiamo sostenerla affinché costituisca un altro sistema politico - ha continuato l’ex presidente della Polonia (dal 1990 al 1995) e Premio Nobel per la pace (nel 1983) -. Nessuno dei giovani russi sa se domani potrà essere obbligato a combattere e morire. Cerchiamo di convincerli non con le armi e i carri armati ma con la persuasione. Serve opera di persuasione da parte di ogni Paese. Ogni giorno dico ai miei amici russi: domani toccherà a te, a tuo figlio, a tua figlia. Non siamo contro di loro, vogliamo aiutarli a vivere in un Paese normale».

La ratifica del Mes

L’economia è stata ancora una volta al centro degli interventi. Sul tema Mes -l’Italia è l’unico Paese che non ha ancora ratificato l’intesa del 2021 - è intervenuto il ministro degli Affari esteri e vice premier Antonio Tajani. «Ci sono sensibilità diverse tra i partiti - ha ammesso -. io non sarei contrario al Mes, ma il regolamento non è sufficientemente europeista alcune riserve le abbiamo anche noi di Forza Italia che siamo favorevoli in teoria al Mes». «Bisogna capire qual è la visione che abbiamo e come utilizzare gli strumenti finanziari per favorire la crescita», ha aggiunto Tajani.

Il restyling del Pnrr

Un altro tema che è tornato con una certa frequenza negli incontri di oggi è quello del Piano nazionale di ripresa e resilienza. A cominciare da come potrebbe cambiare. «Cinque paesi hanno già modificato», ha ricordato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in collegamento con il Festival dell’Economia di Trento.

«Lo abbiamo sempre detto che era necessario rimettere mano al piano», ha aggiunto Bonomi, affermando che «bisogna avere il coraggio di dire cosa possiamo fare realmente nei tempi previsti stabiliti».

«L'obiettivo di questa revisione del Pnrr è capire cosa non si può fare cosa si può fare - ha chiarito Federico Freni, sottosegretario per l'Economia e le Finanze -. Stiamo mettendo i soldi su quei progetti che riteniamo strategici per la crescita del Paese, nuovi progetti o progetti vecchi che hanno subito aumenti di costo».

Quanto ai tempi, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini ha spiegato: «Il ministro Fitto sta chiedendo a ciascun ministero» le tempistiche dei progetti del Pnrr e «penso che nell’arco di pochi giorni ci sarà la risposta».

Durante l’intervento al festival di Trento Salvini ha inoltre sostenuto che il Commissario per la ricostruzione in Emilia Romagna va deciso subito, «prima si nomina e meglio è» mette in chiaro, assicurando che da parte sua non ci sono «né veti né simpatie».

Giulio Tremonti, presidente Commissione Esteri della Camera, ex ministro dell’Economia ha ricordato che il Pnrr è molto complesso ma l'Italia farà di tutto per realizzarlo, anche se per le aree più sviluppate d'Italia non inciderà sulla crescita.

Il Piano è di «enorme complessità per come è strutturato - ha aggiunto Tremonti -. Fin troppo strutturato, dentro c’è anche una nuova specie umana. La richiesta su strutture politiche, burocratiche e giuridiche è di enorme complessità»

Il futuro della Ue

Sullo sfondo, il dibattito sul futuro della Ue. Tremonti non ha dubbi: in quel futuro ci sono «politica estera ed esercito comuni. Andiamo verso quella direzione e dobbiamo andare verso quella direzione», ha aggiunto, spiegando che il futuro dell'Europa deve essere una «combinazione tra Nazioni e spiriti comune».

Le riforme

Tra i temi affrontati da Salvini anche quello delle riforme. Alla domanda su quale sia la sua idea di riforma costituzionale, Salvini ha risposto: «Non toccherei il ruolo del Presidente della Repubblica e darei ai cittadini la possibilità di indicare direttamente una maggioranza e chi la guiderà, prevedendo che non possano esserci ribaltoni politici nell’ambito della stessa legislatura».

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